Il contagio entra anche in casa di riposo. Il sindacato: «Lì c'è l'utenza più fragile»

Mercoledì 4 Marzo 2020 di Angela Pederiva
Anziani
CASALE SUL SILE (TREVISO) -  Per la prima volta il Coronavirus è entrato in casa di riposo. È accaduto nel centro servizi gestito da Ca' dei Fiori a Casale sul Sile, dov'è risultata positiva al tampone un'ottantenne che era stata ricoverata nella Geriatria dell'ospedale Ca' Foncello, reparto diventato il cluster dell'emergenza in provincia di Treviso. Immediata è stata comunque la risposta dell'Ulss 2 Marca Trevigiana, in collaborazione con la Onlus che gestisce la sede, in un momento di emergenza in cui la Fp Cgil del Veneto invita «a porre attenzione sulle residenze per anziani», teatro in questa fase anche della fuga di infermieri e operatori sociosanitari verso le aziende pubbliche che finalmente possono assumerli.
LE MISURE
Nei confronti della pensionata contagiata è scattato l'isolamento domiciliare fiduciario, applicato appunto nella struttura in cui vive. Per 14 giorni gli accessi nella sua camera vengono limitati agli addetti con cui la donna era già entrata in contatto. «A tutti questi suoi contatti stretti spiega il direttore generale Francesco Benazzi viene esteso il test Covid-19. Parliamo quindi del personale ma anche di compagne di stanza e familiari che possono essersi trovati vicino a lei. In caso di ulteriori positività ed eventuali contagi, scatteranno le relative misure di quarantena. Nel frattempo abbiamo disposto di limitare l'afflusso dei visitatori esterni, se c'è necessità di prestare cure, a una persona al giorno per ospite, dotata di mascherina. Quanto alla signora in questione, sarebbe preferibile evitare del tutto l'afflusso dei parenti».
LA PREOCCUPAZIONE
Intanto il sindacato, che aveva già preso posizione sull'organico degli ospedali, ora interviene proprio sui dipendenti degli ospizi. «Va detto dichiara Ivan Bernini, segretario regionale della Fp Cgil che sono stati adottati con prontezza tutti gli interventi previsti già dal primo decreto, contingentando tra l'altro gli accessi dei familiari e dando precise istruzioni ai lavoratori sulla base delle indicazioni fornite dal ministero, tanto è vero che non si sono segnalati allarmismi tra il personale. Tuttavia in queste ore nelle strutture stanno crescendo le legittime preoccupazioni, infatti ci vengono segnalati casi di esaurimento delle scorte dei dispositivi di protezione individuale, che risultano difficili da reperire».
Questo problema peraltro interessa anche i nosocomi, gli ambulatori dei medici di base e le sedi della continuità assistenziale. Ma l'organizzazione sindacale fa notare che il disagio è ancora maggiore nelle case di riposo. «In questi luoghi osserva Bernini le sindromi influenzali sono molto presenti, data la particolare fragilità dell'utenza. E i sintomi del Covid-19 senza complicanze sono simili a quelli delle normali influenze. Questo comporta un aumento delle richieste di effettuazione dei tamponi e dell'uso precauzionale dei dispositivi di protezione». La Fp Cgil paventa così pesanti ripercussioni sulle strutture più piccole: «Per questo riteniamo fondamentale che si intervenga con nuove assunzioni. Nessun allarmismo, ma non bisogna trascurare nulla».
A.Pe.
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Ultimo aggiornamento: 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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