Coronavirus e cimiteri: a Montebelluna tutto pronto per la riapertura, a Treviso restano chiusi

Domenica 19 Aprile 2020 di Valeria Lipparini
Coronavirus e cimiteri: a Montebelluna tutto pronto per la riapertura, a Treviso restano chiusi
La sua famiglia è divisa in due: una metà riposa al camposanto di San Lazzaro. Per Giuseppina Torzo, nata a Fiera 54 anni fa, i suoi morti sono “vivi”. Prima dell'emergenza dettata dal Coronavirus, che ha comportato la chiusura dei cimiteri, li andava a trovare due volte alla settimana e raccontava loro ogni bella novità che si registrava nell'altra metà della famiglia, quella che lavora, si sposa, fa figli. <A San Lazzaro si trova sepolto mio fratello Guido, morto a 54 anni di aneurisma, mio papà Giancarlo, che si è spento il 18 novembre del 2016 e la mamma Giuliana morta l'anno dopo, stesso giorno e stesso mese. Oltre al suocero Gastone, commesso storico di Pinarello in piazza del Grano> racconta e ne parla come se li avese davanti agli occhi. Quando la figlia Giorgia ha partorito il primo nipotino, Mattia, è andata a portare un fiore azzurro sulla tomba di ciascuno dei suoi cari. E il 4 aprile, in area rossa, è nato Enea, il suo secondo nipote. <Non ho potuto portare né un fiore azzurro, né un fiocco. Non ho potuto fare felici i miei morti. E' stato un doppio strazio. Ho visto mia figlia solo in videochiamata, così come il piccolo Enea. Ho provato quel colpo di fulmine che non ho sentito né per mio marito né per i miei figli. Ma è stato a distanza. Lo strazio si è ripetuto quando non sono potuta entrare in cimitero per portare un fiore azzurro ai miei cari sepolti lì> dice Giuseppina. Che chiede a gran voce la riapertura dei cimiteri. <Non ci sono resse, mai. Forse il giorno dei Morti, a Pasqua o Natale. Il resto dell'anno divido il cimitero con qualche vecchina, mai più di tre, il freddo gelido dell'inverno o il caldo torrido dell'estate>.
L'accorato appello è stato raccolto, e amplicato, da Enrico Renosto, referente del quartiere di Santa Bona. <I supermercati sono aperti. Così come i tabaccai, le librerie e i negozi di vestiti per bambini. Perchè non riaprire anche i cimiteri, pur nel rispetto delle misure precauzionali sanitarie. Lasciando la possibilità di portare un fiore a chi ha perso i propri cari. Non esiste soltanto il pane del corpo, ma anche quello dello spirito>. La richiesta è rivolta al sindaco Mario Conte che ha deciso la chiusura di tutti i camposanti cittadini fino al 3 maggio. Renosto ha affidato il messaggio a un post su Facebook che ha raccolto condivisioni e una valanga di commenti. Tra i tanti Laura scrive: <Sai che assembramenti in cimitero. Solo il giorno dei morti. Io ci andavo tutti i giorni e non ho mai beccato nessuno>. E Marika: <Speriamo si possa andare in chiesa e in cimitero a salutare i nostri cari>. C'è chi usa toni pesanti per criticare le chiusura e chi si affida alla speranza che tutto passi in fretta>. Il sindaco Conte, però, non riaprirà prima. Il 3 maggio è stato deciso. E il 3 maggio sarà.
A decidere diversamente, invece, il sindaco di Montebelluna che domani mattina adotterà un'ordinanza per riaprire martedì i cimiteri di Biadene e Pederiva, Caonada. A fronte della circolare ministeriale che ne chiedeva la chiusura il Comune era andato controcorrente continuando a tenerli aperti salvo chiudere entrambi i camposanti nel periodo pasquale, preoccupato che potessero esserci assembramenti. <Superate le festività è corretto e opportuno riaprire> attcca il sindaco Marzio Favero. Che aggiunge: <In questo periodo si è discusso sul concetto degli spostamenti che devono essere limitati al lavoro, alle emergenze o alle necessità. Ma non esistono solo le necessità materiali. Ci sono anche le necessità dello spirito che devono trovare risposta. I dati ci confermano che non si verificano assembramenti nei cimiteri quindi credo sia opportuno e giusto riaprirne le porte>. Una risposta che piacerà a Michele Solbiati di Vivere Montebelluna. Su Facebook aveva scritto una lettera al sindaco chiedendo “a nome di numerosi cittadini di Montebelluna di riaprire il cimitero”. <Sappiamo che la cosa può essere gestita facendo leva sul gran cuore della Protezione civile e dei volontari>. Solbiati cbiede al sindaco un “gesto di umanità” sostenendo che “sarà ricordato di più per questi piccoli gesti di gran carità che nei grandi progetti intrapresi in questi due mandati>. Favero ha ascoltato e esaudito il desiderio di tanti montebellunesi. Per gli altri cittadini della Marca, invece, è ancora tempo di attese.
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