Carro funebre donato in Senegal, il progetto di due amici trevigiani: «Lì non ci sono e la gente trasporta le salme in spalla. Ci arriveremo attraverso il deserto»

Il progetto di due amici trevigiani, l'attrice e scrittrice Francesca Brotto e Moustapha Fall, presidente di ConsiderAfrica odv, a Treviso dal 2001

mercoledì 15 gennaio 2025 di Redazione web
Carro funebre donato in Senegal, il progetto di due amici trevigiani: «Lì non ci sono e la gente trasporta le salme in spalla. Ci arriveremo attraverso il deserto»

TREVISO - Dare dignità alla vita e anche alla morte. Il progetto di due amici trevigiani, l'attrice e scrittrice Francesca Brotto e Moustapha Fall, presidente di ConsiderAfrica odv, originario della città di 'Ndar guedj, dove non c'è nemmeno un carro funebre per trasportare le salme al cimitero. Così i due hanno deciso di donarlo, guidandolo attraverso il deserto fino al Senegal.

«In questa città non ci sono i carri funebri - spiega Francesca, che ha scritto il libro "E vissero quasi tutti" con protagoniste un gruppo di donne becchine - e le persone sono costrette a caricare le salme nei cassoni dei pick-up o trasportarle in cimitero, a spalla, anche per 10 chilometri».

La partenza della spedizione è prevista per il 19 gennaio. Francesca a Moustapha lavorano dal 2022 a questo progetto, e Moustapha, a Treviso dal 2001, negli anni ha donato all'ospedale locale un mammografo, un ecografo, un'ambulanza e 100 letti ospedalieri.

Il viaggio attraverso il deserto

L'esperienza del funerale del padre ha fatto realizzare a Moustapha la difficoltà della gente del posto a trasportare i propri morti fino al cimitero. Da lì l'idea di donare un carro funebre e la richiesta di aiuto a Francesca. Che ha accettato, a patto di poterlo guidare: «Prima gli ho fatto promettere che il carro funebre lo avremmo portato in Senegal via terra e l'avrei guidato io. Tapha ha accettato. Era il 2022 e da una battura tra amici è nato il progetto "Treviso 'Ndar - un carro funebre per due"». 

«Siamo riusciti a farci donare un carro funebre, ora stiamo raccogliendo i soldi per il viaggio - continua Francesca -. Che non sarà solo un viaggio ma l'opportunità per parlare della dignità delle persone; di come, a seconda della cultura, si affronta un lutto; del fatto che non si pensa mai che la dignità passa anche per una sepoltura dignitosa; dei morti in mare; di cosa vuol dire non avere un corpo su cui piangere; e dove sta il cuore di che emigra? Ma sarà anche l'occasione per far comprendere che anche tra culture e religioni differenti si può essere amici e si può lavorare assieme per migliorare la qualità della vita, e in questo caso anche della morte, delle persone - conclude - . E che le persone comuni posso compiere grandi imprese».

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