Caro bollette, da Casa Marani di Lancenigo l'appello ai parlamentari: «Serve un intervento sulle aliquote Iva»

Martedì 30 Agosto 2022
Casa Marani, la presidente lancia un appello ai parlamentari

LANCENIGO - La casa di riposo Marani lancia un appello ai parlamentari trevigiani e ai candidati alle prossime elezioni del 25 settembre.

Il motivo? Le gravi difficoltà in cui versano i Centri servizi del territorio. 

La presidente di Casa Marani, Daniela Zambon, si è rivolta direttamente ai parlamentari trevigiani e ai candidati esponendo l'emergenza ormai comune a tutte le realtà che si occupano di anziani e non autosufficienti. Una situazione di difficoltà che nasce dagli altissimi costi sostenuti durante l'emergenza sanitaria e negli ultimi mesi per le strutture che si occupano degli anziani. Da qui la richiesta e un vero e proprio appello rivolto a tutti i rappresentanti attuali e futuri del territorio per un urgente intervento di sostegno economico che faccia da apripista a una profonda riforma che corregga le disfunzionalità del presente e rilanci il welfare territoriale, partendo da alcune proposte. Dall’esenzione o agevolazione dell’iva fino a una revisione dei contratti nazionali per le professioni socio-sanitarie.

Le soluzioni proposte contro il caro bollette

E sono queste le soluzioni proposte nella lettera inviata da Zambon ai parlamentari: «Un primo intervento importante è sulle aliquote Iva, non solo per le forniture di acqua, di energia e di gas, che dovrebbero vedere, se non addirittura la totale esenzione, quanto meno una drastica riduzione per tutte quelle realtà, pubbliche e private, autorizzate e accreditate, che a carattere residenziale e semiresidenziale di occupano di fragilità, dai bambini agli anziani, comprendendo le persone non autosufficienti e con disabilità: come per le utenze domestiche, un’imposta del 10% e non del 22% già rappresenterebbe un aiuto subito attuabile. D’altronde, per gli ospiti le strutture che li accolgono sono la loro casa comune. Un’Iva agevolata poi, a prescindere dal genere di bene o servizio, non solo sanitario, che viene acquistato per l’assistenza e il benessere dell’utenza, costituirebbe ancora più sostegno, allontanando lo spettro dell’aumento delle rette a discapito delle famiglie».

Tra i nodi da sciogliere ci sono i contratti

Tra i nodi anche l'adeguamento dei contratti: «Non è più rinviabile una revisione, allo scopo di unificazione, dei contratti nazionali che oggi si applicano non sulla tipologia di lavoro ma sulla natura giuridica del datore di lavoro per il quale il dipendente presta servizio. Ad esempio, il contratto della Sanità di cui godono infermieri e operatori sanitari assunti dall’Azienda Ospedaliera è più competitivo rispetto al contratto degli Enti Locali stipulato dalle stesse figure professionali impiegate in una casa di riposo. Contratti diversi che da una parte impattano con pesi diversi sui bilanci e dall’altra determinano una disfunzionale competizione nel mercato del lavoro, tutta a vantaggio della Sanità e a discapito dell’assistenza di prossimità, che si vede impossibilitata a reperire professionisti e così a erogare un’offerta di qualità. Con il rischio poi di uscire dagli standard stabiliti dalle norme di autorizzazione e accreditamento. Come per la maggior parte dei contratti collettivi nazionali, il medesimo lavoro dovrebbe essere retribuito nella stessa misura, lasciando alla contrattazione integrativa determinare eventuali miglioramenti salariali».

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