TREVISO - Lutto nella comunità di Canizzano e Sant’Angelo, alle porte di Treviso, e nel mondo dello sport, dal calcio alle bocce, con la scomparsa di Luigino Brugnera, persona conosciutissima e stimata. Aveva 70 anni ed è deceduto ieri, prima di mezzogiorno, all’ospedale Cà Foncello di Treviso causa una malattia contro la quale lottava dal 2009. Luigino abitava a Canizzano dove lascia la moglie Edi Favaretto, i figli Matteo e Nicole e quattro amati nipoti.
L’AMORE PER IL PALLONE
La sua grande passione è stata quella del calcio, giocatore di spicco nel mondo dei dilettanti, quel difensore roccioso che sapeva uscita dall’area con la palla al piede. Ha iniziato a giocare al Condor Canizzano da giovane per vestire poi le maglie del Dosson, del Quinto, della Fulgor Trevignano, ancora del Quinto e chiudere al Condor. E al Condor, poi Condor Sant’Angelo con la fusione con Canizzano, ha allenato nelle giovanili ed è stato dirigente e responsabile del settore giovanile a cavallo del 2000. Tifosissimo della Juventus era stato presidente dal 1988 al ‘94 del club Juventus “Giampietro Boniperti” bar da Luciano di Canizzano e prima e poi la presidenza era stato segretario del club tra i più attivi non solo della Marca e alle conviviali non mancavano mai i giocatori bianconeri come ospiti.
LE BOCCE
Dal calcio, con passare degli anni, ha iniziato a giocare a bocce con la Dlf Cortesissima e il Mogliano mettendosi in luce in fretta, trasmettendo la passione alla figlia Nicole che, con la Giorgione3villese, è stata campionessa I’Italia. Luigino lottava da anni contro la malattia ma anche nei momenti difficili mai aveva abbandonare quella sua gioia di vivere, di essere disponibile e scherzoso. «Ho perso un grande amico e compagno di squadra al Condor dove è stato poi anche dirigente - afferma Fernando “Loi” Michelon - una persona socievole, stupenda come calciatore, uomo e amico, che sapeva fare squadra». Il figlio Matteo lo ricorda così: «Un papà disponibile, una persona scherzosa, si faceva ben volere da tutti, viveva in mezzo alla gente perchè sapeva socializzare e fare amicizia e non a caso era conosciutissimo. Lascia un vuoto nella nostra famiglia, nei tanti compagni di squadra e nei ragazzi che seguiva al Condor ora diventati grandi».