Cup sommerso di chiamate: 2.300 telefonate in tre ore e lavoro bloccato

Martedì 5 Maggio 2020 di Francesco Campi
Il Cup dell'ospedale di Rovigo è accessibile solo via telefono, ma è stato sommerso di chiamate
ROVIGO «Chi ha avuto una visita specialistica rinviata a causa della sospensione delle attività non urgenti per l’emergenza non deve chiamare il Cup, perché sarà il Cup a richiamare». Un messaggio che negli ultimi giorni l’Ulss Polesana ha rilanciato più volte, in vista della ripresa delle attività di routine, anche se è difficile parlare di routine in una situazione che deve ancora fare i conti con l’eccezionalità delle misure per fronteggiare la presenza del Coronavirus, come i varchi all’ingresso, dove nei prossimi giorni arriverà anche un sistema di braccialetti per chi viene autorizzato all’ingresso, sia utente, accompagnatore o visitatore di un ricoverato. Il messaggio delle difficoltà organizzative e di non chiamare il Cup, però, non è stato forse ben recepito, visto che ieri mattina il numero è stato letteralmente tempestato di chiamate, ben 2.300 in appena tre ore. E non è mancato nemmeno chi si è spazientito per i tempi di attesa della nuova visita troppo lunghi. Questo ha aggiunto difficoltà a difficoltà proprio nel giorno in cui tutto il sistema ospedaliero stava rimettendo in moto le proprie articolazioni con un’organizzazione completamente nuova per cercare di ridurre al minimo il rischio di contagi.

ASSALTO TELEFONICO
A sottolinearlo, con malcelato rammarico, è il direttore generale dell’Ulss 5, Antonio Compostella. «Chiedo comprensione. È ripartita l’attività normale anche degli ospedali, ma normale va fra molte virgolette. È ripartita solo per Rovigo e Adria, perché Trecenta è ancora ospedale Covid e attendiamo indicazioni per capire come organizzare le altre attività, anche se è ripresa la procreazione medicalmente assistita. È una fase di normalizzazione graduale e per quanto riguarda la prima mattina, non ci sono stati problemi particolari sulle nuove modalità, se non quello legato al Cup. L’attività ambulatoriale, sia le visite che la diagnostica, è ripresa in maniera graduale con l’utilizzo dei varchi unici in entrata, dove è stato fermato qualche accompagnatore la cui presenza non risultava necessaria e non è stato fatto passare chi è arrivato troppo in anticipo. Per l’attività specialistica, dalle 8 alle 11 il nostro Cup ha ricevuto ben 2.300 telefonate di persone che volevano sapere della loro vecchia prenotazione e quando fosse il nuovo appuntamento, o di persone che hanno chiamato per fissare un appuntamento sulla base di una nuova prescrizione. Dei 30 operatori in servizio, solo sette hanno potuto lavorare alla riprogrammazione delle seimila prestazioni congelate durante la fase emergenziale e stanno chiamando le persone, gli altri 23 operatori hanno risposto alle telefonate. Capite bene che c’è una notevole mole di lavoro. Per questo ripeto che per chi aveva una prestazione congelata, non occorre che telefoni, perché sarà il Cup a chiamare per fissare il nuovo appuntamento».

LAMENTELE IMMEDIATE
Il direttore evidenzia che «non sono mancati i primi reclami su tempi d’attesa perché sono più lunghi di quelli previsti dalla impegnativa. L’avevo già detto che purtroppo, almeno in questa fase iniziale, ci sarebbe stata una riduzione del numero delle prestazioni, una minore efficienza dovuta unicamente alla necessaria riorganizzazione imperniata sull’obiettivo primario sicurezza. Produciamo meno non perché ci siano meno medici, anche perché ne abbiamo assunti in più nella fase emergenziale, ma proprio perché l’organizzazione fa sì che vi sia una riduzione dell’efficienza rispetto a prima. Quindi, anche perché dobbiamo recuperare le seimila prestazioni, avremo inevitabilmente un allungamento dei tempi e vorrei che le persone lo capissero. Qualcuno ha protestato anche in maniera marcata. È stato spiegata la situazione, ma hanno reiterato le proteste. Posso capire, ma vorrei che ci fosse comprensione per questa diversa organizzazione difficile per tutti».
Per quanto riguarda i ricoveri da pronto soccorso, spiega ancora Compostella, non ci sono stati problemi. «Le persone che devono essere ricoverate vengono sottoposte al tampone con la risposta da Trecenta entro 12 ore, perché possono entrare in reparto solo se negative. Per questo sono previste le aree filtro nel caso di casi sospetti, mentre i ricoveri programmati in chirurgia sono già ripresi con pazienti ricoverati dopo che sabato avevano eseguito il tampone, risultato negativo».
Ultimo aggiornamento: 07:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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