ROVIGO - Sesso, tradimenti, bugie, sospetti e ritorsioni. Culminate con due bossoli lasciati nella cassetta delle lettere insieme al messaggio: «Gli stupratori meritano la morte. Scappa animale, tu e la tua famiglia». Una vicenda dai contorni nebulosi che ha portato a una doppia condanna nei confronti di un 27enne, A.A. le sue iniziali, e di una 26enne, K.Z., fra loro legati sentimentalmente. Il fulcro è l'accusa pesantissima che la ragazza, al tempo 19enne, muove a un collega di lavoro, sostenendo di essere stata costretta a fare sesso con lui. Il collega, però, è stato assolto. E così è toccato a lei trovarsi accusata di calunnia. E di questo è stata riconosciuta colpevole dal giudice Silvia Varotto.
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