Testamento biologico, Rovigo tra gli ultimi cinque capoluoghi italiani per interesse

Lunedì 12 Settembre 2022 di Francesco Campi
Un sit-in del passato a sostegno della legge sul testamento biologico, poi approvata

ROVIGO - In pochi, a Rovigo, hanno scelto di decidere del proprio “fine vita”. Sul fronte delle Dat, le Disposizioni anticipate di trattamento, meglio note come “testamento biologico” o “biotestamento”, il capoluogo polesano appare in ritardo rispetto alle altre province italiane, posizionandosi al quinto posto fra le province con il numero più basso in rapporto alla popolazione.
A Pesaro e Varese, che sono i capoluoghi con il valore più alto, il rapporto è di un testamento biologico ogni 98 abitanti, a Rovigo si conta un testamento biologico ogni 731 abitanti.

Un numero inferiore rispetto a quello rodigino si registra solo a Messina con uno ogni 6.423 abitanti, Reggio Emilia uno ogni 2.562, Palermo uno ogni 1.208, Napoli uno ogni 1.123 e Benevento uno ogni 1.083. In Veneto numeri particolarmente alti si registrano a Belluno con un Dat ogni 145 residenti, e Vicenza, una ogni 146, rispettivamente 18. e 19. nella classifica nazionale.

LA VERIFICA
È quanto emerge da un’indagine dell’associazione Luca Coscioni che ha chiesto a 4.362 Comuni italiani, il 55% del totale, quante Dat siano state ricevute. Negli oltre tremila Comuni che hanno risposto, fra i quali quasi tutti i capoluoghi di provincia tranne nove, risultano essere state depositate 151.297 Dat. Con una proiezione statistica, in collaborazione con Swg,è stato stimato che siano quindi 223.290 le Dat raccolte dai Comuni, cui vanno sommate quelle depositate dai notai e presso le strutture sanitarie.
Cos’è il testamento biologico, o, meglio, la Disposizione anticipata di trattamento? La legge stabilisce che attraverso la Disposizione anticipata di trattamento, ogni persona maggiorenne, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, dopo aver acquisito adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle proprie scelte, possa esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto ad accertamenti o trattamenti sanitari. In sostanza, può negare o meno il proprio consenso al cosiddetto “accanimento terapeutico”.
Le Disposizioni anticipate di trattamento, dopo anni di produzione giurisprudenziale, sono state introdotte e regolate con la legge 219 del 22 dicembre 2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018, contenente le “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.

IL REGISTRO
Già da febbraio il Comune di Rovigo si era adeguato, grazie anche all’attività di sprone da parte del consigliere della lista Menon, Mattia Milan, che aveva presentato all’allora sindaco Massimo Bergamin un’interrogazione per chiedere quando l’amministrazione avesse intenzione di ottemperare alla nuova legge, sottolineando come già 180 Comuni avessero istituito un registro ad hoc. In quel periodo il dibattito era stato particolarmente intenso e anche il vescovo Pierantonio Pavanello aveva partecipato ad alcuni incontri, sottolineando la profonda differenza tra quanto previsto dalla legge sul fine vita e l’eutanasia, tema ben diverso e sul quale è netta la contrarietà della Chiesa. Con la legge sul fine vita, aveva rimarcato il vescovo, «non si vuole procurare la morte: si accetta di non poterla impedire».
Da allora, però, in pochi a Rovigo hanno deciso di disporre le proprie volontà sui trattamenti futuri. Le Dat possono essere redatte con atto pubblico o scrittura privata autenticata e vanno consegnate all’ufficio dello Stato civile del Comune di residenza, dove viene annotata in un apposito registro, oppure alle strutture sanitarie in grado di gestire il fascicolo sanitario elettronico e che abbiano regolamentato la raccolta di copia delle Dat.
«A livello istituzionale - rimarcano Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario nazionale e tesoriere dell’associazione Coscioni - non è stata condotta alcuna campagna informativa sul tema e anche in questo caso, come già accade in tema di suicidio assistito, tocca a una piccola associazione sostituirsi allo Stato nel garantire alla popolazione diritti civili fondamentali».

Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 07:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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