A Rovigo le "sentinelle" di quartiere contro furti e truffe diventano una relatà

Giovedì 13 Febbraio 2020 di Roberta Merlin
Le prime "sentinelle" di quartiere a Rovigo: Giulia Garofolo (da sinistra), Anna Salmaso e Xu Chongao
ROVIGO. Ora è ufficiale: Rovigo è il primo Ccmune della provincia ad attivare i Controlli di vicinato contro furti e truffe porta a porta. È stata firmata dal sindaco Edoardo Gaffeo e la referente del gruppo, Patrizia Rava, la convenzione tra Comune e appunto il gruppo “San Bortolo e vie adiacenti”, alla presenza del prefetto Maddalena De Luca e degli assessori Dina Merlo ed Erika Alberghini, che hanno collaborato alla realizzazione del progetto. Nel salone d’onore di palazzo Nodari c’erano, oltre a un gruppo di residenti, anche gli studenti del De Amicis che hanno realizzato il logo identificativo del Controllo di vicinato, accompagnati dalla dirigente Elena Papa.

LE STRADE COINVOLTE
Le strade di San Bortolo che hanno per il momento aderito sono le vie Cavriani, Baroni, Cecchetti e un parte di Oroboni, per un totale di 110 adesioni. Altre hanno chiesto, proprio in questi giorni, di attivare i medesimi controlli tra vicini rientrando nel protocollo comunale.
«È un momento di grande soddisfazione - ha detto il sindaco - ringrazio chi ha creduto a questa iniziativa. Abbiamo aderito molto volentieri a questo percorso di cittadinanza attiva volto all’aumento della sicurezza del nostro territorio. Un lavoro comune che ha visto uno stimolo da parte di un gruppo organizzato di cittadini con un apporto fondamentale da parte della prefettura, che ha svolto un ruolo di regia complessiva sulla realizzazione del protocollo che ci consente di lavorare tutti insieme nell’ambito della totale legalità, avendo a disposizione gli strumenti corretti per riuscire a intercettare eventuali potenziali problemi, sapendo che cosa ognuno di noi deve e può fare. Prima che il protocollo possa entrare nella sua piena operatività, ci sarà una fase di formazione per le persone coinvolte all’interno del gruppo di controllo di vicinato».
È uno strumento «di cittadinanza attiva che può risultare molto valido se inquadrato nell’ambito della collaborazione e cooperazione - ha aggiunto il prefetto - e di ausilio all’attività delle forze dell’ordine che esalta il senso civico. Si tratta, infatti, di un momento di sensibilità della cittadinanza nei confronti del territorio».
«La paternità di questo progetto è del gruppo di San Bortolo che ha mandato avanti la proposta - ha spiegato l’assessore Alberghini - ci è piaciuto subito perché ha un fondo di socialità e comunità coesa al fine di lavorare insieme per gli altri e rispondere alle necessità sociali del quartiere. È qualcosa di più di un semplice controllo contro i furti e le truffe porta a porta». «Abbiamo creato un modello anche per gli altri Comuni - si è allacciata l’assessore Merlo - uno strumento utile per migliorare la sicurezza percepita e il livello di coesione e riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni».
Soddisfazione anche da parte della rappresentante del gruppo, Patrizia Rava. «Ringrazio tutti i vicini per questa idea di vicinanza attiva, un servizio che coordina 110 famiglie. Alcuni tra di noi non si conoscevano, appena ci siamo attivati per mettere in piedi questa collaborazione abbiamo avuto subito una particolare attenzione per gli anziani. Appena c’è allerta, per esempio se suona il campanello e si presenta qualcuno come un tecnico, allertiamo subito gli anziani».

COME FUNZIONERÀ
Il progetto, considerato che la funzione di controllo del territorio fa capo istituzionalmente alle forze dell’ordine, impone una serie di divieti che riguardano le ronde e qualsiasi forma di pattugliamento del territorio, il divieto di utilizzare uniformi, emblemi e altri simboli riconducibili anche indirettamente alla Polizia e alle Forze armate, oppure che contengano riferimenti a partiti, movimenti politici o sindacali, nonché sponsorizzazioni private. È fatto divieto, inoltre, ai membri del gruppo di tenere comportamenti incauti o imprudenti che possano essere causa di pericolo per sé o per gli altri. Nel vademecum sono individuati i comportamenti che devono tenere i membri del gruppo, che non si sostituiscono alle forze dell’ordine, non intervengono in caso di reato e non fanno indagini sulle persone.
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