Sanità, grazie al Pnrr entro il 2026 saranno aperte in Polesine cinque “Case della Comunità”

Sabato 7 Ottobre 2023 di Nicola Astolfi
L'ospedale di Rovigo

ROVIGO - Nel nuovo assetto dell’assistenza sanitaria primaria, da realizzare con la “Missione Salute” del Pnrr entro il 2026, il Polesine avrà 5 “Case della Comunità” nella rete di assistenza dell’Ulss 5 polesana. Saranno a Rovigo nella cittadella sociosanitaria, e poi a Badia Polesine, a Castelmassa (nell’attuale Punto sanità), ad Adria e Porto Tolle. La riforma della sanità territoriale, tema al quale Arci Rovigo ha dedicato un convegno nella sala conferenze del seminario vescovile, con relatori Antonella Zangirolami, Domenica Lucianò e Marcello Mazzo, è inquadrata nell’ottica di avvicinare la sanità al domicilio degli assistiti, integrando le reti assistenziali territoriali, quelle ospedaliere e specialistiche, e la continuità delle cure per chi vive condizioni di cronicità, fragilità o disabilità.

L’OBIETTIVO

È la risposta alle debolezze strutturali del Servizio sanitario nazionale dopo che la pandemia l’ha messo alla corda, ha spiegato Zangirolami, ex direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 18. Debolezze per ricordare, però, che «salute e cura sono diritti fondamentali dei cittadini». E perché sia davvero così, ha sottolineato Zangirolami, «nessuno deve essere obbligato a spendere 1.700 euro l’anno in cure private». È questa la spesa media per famiglia, quando per scelta o liste d’attesa si va nel privato, spendendo complessivamente in queste strutture tra 37 e 40 miliardi di euro l’anno. Cifre elevate, nel doppio binario completato dai 127 miliardi annui di spesa nella sanità pubblica, che la Fondazione Gimbe, ad esempio, rileva collocando l’Italia al 16° posto in Europa per spesa nei servizi pubblici, con 2.892 euro pro capite. Spese destinate a crescere, in particolare in Polesine. Qui l’indice di vecchiaia, con 264,7 anziani ogni 100 giovani fino ai 14 anni, supera di quasi il 36% la media veneta (195,3), ha ricordato Lucianò, responsabile del distretto socio-sanitario dell’Ulss 5 polesana. Spiegando che già prima della pandemia (i dati sono relativi al 2019), in Polesine l’assorbimento delle risorse stimato in spese per la salute contava quasi 10 mila polesani a rischio elevato: per 2.276 è “molto elevato”, con una spesa pro capite stimata in 16.357 euro, e per 7.723 è “elevato” (7.677 euro di spesa pro capite). Mentre sono a livello “moderato” 52.882 polesani, con 2.595 euro di stima di spesa annua. È in questo scenario che il Polesine dovrà realizzare la riforma dell’assistenza territoriale, nella quale il Distretto sanitario sarà lo standard e rappresenterà il riferimento per accedere a tutti i servizi dell’azienda sanitaria.

L’ATTIVITÀ

Come? Attraverso la Casa di Comunità, che avrà il compito di coordinare l’integrazione tra strutture. Le 5 Case della Comunità programmate in Polesine saranno aperte fino a 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, per risolvere la frammentazione della presa in carico e dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria. Con la riforma come saranno organizzati i medici di famiglia? «Si è in fase di trattativa. Dal decreto ministeriale 77, che contiene il regolamento sugli standard dell’assistenza territoriale, è previsto - ha risposto Lucianò - che i medici di Medicina generale siano presenti nelle Case della Comunità», ma resteranno in piedi anche gli ambulatori, che saranno “spoke” delle Case. Queste diventeranno, così, la soluzione anche al limitato accesso giornaliero ai servizi del medico di famiglia, e potranno prendere in carico i pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero e in tutti i casi in cui c’è bisogno di particolare assistenza vicino al domicilio. Avranno dunque equipe di medici di Medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri e altri professionisti della salute, per essere il punto di riferimento continuativo per la popolazione.
Il nuovo sistema, tuttavia, partirà con un vecchio problema: la carenza di medici di Medicina generale. In Polesine a oggi sono 129, e dopo le unità di continuità assistenziale attivate a Bergantino e Melara, e dal 18 settembre a Sant’Apollinare, per sopperire alle carenze, una terza arriverà a Polesella, dove andranno in pensione due medici di famiglia. Entrambi con un bacino tra 1.500 e 1.800 assistiti.
 

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