Prete esorcista di 77 anni a processo per stalking sul figlio disabile di un'amica

Venerdì 25 Settembre 2020 di Olivia Bonetti
Prete esorcista a processo per stalking
ROSOLINA - Sit-in di preghiere fuori dalla struttura, prediche al megafono, continue incursioni alla struttura alloggio Pullir di Cesiomaggiore. Il prete esorcista Giovanni Brancaleoni, 77enne residente Este, nato a Frassinelle e domiciliato a Rosolina, l’aveva presa come una vera missione: voleva “salvare” il 39enne feltrino, figlio di un’amica, disabile psichico che era ospite della struttura. Un salvataggio necessario, dal suo punto di vista, visto che a suo parere lì c’era il demonio e bisognava intervenire subito. È così che è finito alla sbarra per stalking nei confronti del disabile e della psicologa della struttura. È accusato anche di calunnia nei confronti della donna e degli operatori della comunità. Ieri mattina, in Tribunale a Belluno, il gup Enrica Marson lo ha rinviato a giudizio per l’udienza del 21 gennaio prossimo. Le parti civili si sono costituite nel processo: l’avvocato Stefano Bettiol, per la psicologa, e Giulia Munerin per il disabile, nella persona del suo tutore avvocato Mariangela Sommacal.
I RAID
I fatti contestati al prete sono avvenuti nella struttura Pullir di Cesiomaggiore, dove il disabile è ospite e vanno dal 2015 all’agosto 2019, con ripetuti raid. Gli atti persecutori si sarebbero concretizzati in più occasioni «ponendo in essere incursioni non autorizzate o gradite all’interno della comunità, pretendendo a gran voce di incontrare il disabile e di gestirne o ostacolarne l’approccio terapeutico e contenitivo». Don Brancaleoni arrivava ad ogni orario e avrebbe, secondo le accuse, acuito la psicosi del disabile, agitandolo oltre misura, portandolo anche così ad atti di autolesionismo o a tentare aggressioni agli operatori. Poi telefonate a ogni ora del giorno e della notte sostenendo che la terapeuta avesse “sequestrato” il disabile, maltrattandolo vessandolo e sottoponendolo a varie angherie. Nelle incursioni avrebbe recitato prediche al megafono, preghiere che diceva erano scritte dalla madre (che aveva perso la potestà genitoriale). E ancora: gli avrebbe dato un telefono invitandolo a mettersi in contatto con la donna, peggiorando l’ansia del paziente. In più di un’occasione al Pullir intervennero i carabinieri per riportare la pace. Poi l’accusa di calunnia perché il prete avrebbe presentato una raffica infinita di denunce accusando falsamente la psicologa responsabile della struttura, Pamela Bulfari, nonché gli operatori di maltrattare il disabile. Tutte queste incursioni del prete verranno ricostruite in aula con le testimonianze delle persone offese.
PERICOLOSO
Non è bastata nemmeno la misura di sicurezza che era stata applicata al sacerdote esorcista: doveva stare lontano dal Pullir. Appena decaduta avrebbe ripreso le sue incursioni. È stato dato atto ieri dal giudice nell’udienza in cui il sacerdote esorcista era rappresentato dall’avvocato Lucio Merlin. 
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Ultimo aggiornamento: 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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