Il Comune di Porto Tolle mette il freno agli allevamenti intensivi

Lunedì 1 Aprile 2019 di Anna Nani
Il Comune di Porto Tolle mette il freno agli allevamenti intensivi
PORTO TOLLE - È stata approvata all'unanimità durante l'ultimo consiglio comunale di Porto Tolle la variante numero sei al Piano degli interventi nata per contrastare la possibilità di insediamento di nuovi allevamenti intensivi. «Abbiamo dato come input politico quello di trovare tutte le argomentazioni possibili per limitare la possibilità di insediarsi sul nostro territorio perché riteniamo che la sua vocazione sia quella turistica ha spiegato l'assessore all'urbanistica Raffaele Crepaldi -. Il grazie va anche alle associazioni di categoria e l'assessorato alla cultura che ci hanno aiutato». Un lungo lavoro seguito a sei mani dall'ingegner Andrea Portieri, con gli architetti Davide Bisco e Lino De Battisti da cui è emersa una cartina in cui le zone evidenziate in bianco siano i terreni agricoli in cui si possono realizzare allevamenti intensivi, mentre nelle parti colorate vi sia il divieto. De Battisti ha sottolineato come,  in base all'articolo 44 della legge regionale 11/2004 non si possano vietare completamente gli allevamenti zootecnici e memori della sentenza Tar che aveva bocciato la variante proposta dalla giunta Bellan che precludeva completamente questo tipo di installazioni, il lavoro ha imboccato un'altra strada. 
«Abbiamo fatto un'analisi del territorio tenendo conto degli ambiti di urbanizzazione consolidata e diffusa, nonché di aree potenzialmente edificabili, del vincolo paesaggistico, così come degli allevamenti preesistenti e le aree con colture biologiche. L'input dell'amministrazione era di fare l'impossibile per limitare al massimo e questo è quello che siamo riusciti a fare. La variante cerca di tutelare le peculiarità che non sono degli industriali andando a privilegiare gli agricoltori veri». Al consigliere Giacomo Bovolenta che chiedeva come mai alcune zone come l'Isola di Polesine Camerini e quella di Ca' Venier fossero completamente inedificabili e altre no il professionista ha poi rimarcato: «Questa variante non vieta in maniera assoluta gli allevamenti, non lo può vietare perché si incorrerebbe nello stesso errore benevolo fatto con quella precedente, ma più del 70 per cento del territorio risulta inedificabile. L'input dell'amministrazione era trovare tutti i presupposti giuridici per trasformare tutto il territorio inedificabile, non ci siamo riusciti ed è colpa nostra». A motivare ulteriormente il lavoro fatto anche l'assessore Crepaldi: «Bisogna considerare che le aree lasciate libere sono isolate e ben distanti dai centri abitati, ma proprio per questo sono dotate di poche infrastrutture e questo elemento non è da sottovalutare per questo tipo di allevamenti che in questo modo potrebbero essere meno interessati ad insediarsi».
Anna Nani
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