PortoTolle, continua il braccio di ferro sui permessi di pesca. Tugnolo: «E i danni chi li paga?»

Lunedì 21 Febbraio 2022 di Anna Nani
Pescatori del delta

PORTO TOLLE - «Cosa dobbiamo fare? Dovremmo chiedere i danni per il nostro mancato reddito? E a chi? Alla Provincia, al Consorzio o a entrambi?». Sono soltanto alcuni degli interrogativi, anche provocatori, posti dai pescatori che hanno visto sfumare la possibilità di ottenere il rilascio del nulla osta dei 40 permessi di pesca fermi da più di due anni. A parlare anche a nome dei colleghi è ancora una volta Virginio Tugnolo, ex presidente della coop Pila e da sempre in prima linea per le battaglie del comparto ittico.


«Dopo i due provvedimenti favorevoli arrivati a dicembre che davano ragione al Consorzio pescatori del Polesine pensavamo che la situazione si risolvesse e proprio per non perdere uno dei mesi più redditizi avevamo chiesto un incontro – esordisce Tugnolo -. Eravamo la quarantina di pescatori ancora in attesa del permesso con presidente e vicepresidente, nonché alcuni componenti del consiglio di amministrazione, accompagnati dai legali della struttura consortile». 

LE ASSICURAZIONI
Il pescatore continua: «Durante quella riunione ci hanno assicurato che sul tavolo non c’erano ulteriori ricorsi, anzi che i permessi si sarebbero potuti dare subito, ma la Provincia, con la sua segreteria, aveva deciso di attendere lo scadere dei 90 giorni che sarebbe stato il prossimo 28 febbraio. Fatalmente è arrivata questa nuova sentenza del Consiglio di Stato che ha rimescolato le carte e noi non siamo capaci di capire cosa stia succedendo, abbiamo bisogno di chiarezza. Intanto, anche dicembre se ne è andato e con lui la possibilità per noi di andare a lavorare». 
Il braccio di ferro sulla questione permessi tra il Consorzio e la Provincia era iniziato durante la battaglia per il rinnovo dei diritti esclusivi che poi furono assegnati, non senza uno strascico di polemiche, per 15 anni ai vongolari. Forte di quell’atto, il Consorzio a luglio 2020 si era rivolto al Tar verso il rifiuto della Provincia al rilascio, diniego che aveva già ribadito in precedenza due volte. Il Tar aveva rilevato un difetto di giurisdizione del giudice amministrativo, rimettendo le parti al Tribunale ordinario, da qui la decisione dei legali di rivolgersi al Consiglio di Stato che accolse la tesi difensiva del Consorzio statuendo che la competenza fosse del Tar. Contro questa sentenza la Provincia si rivolgeva quindi alla Cassazione (il cui giudizio non è ancora stato emesso), mentre il Consorzio tornava al Tar ottenendo ragione e ordinando all’ente pubblico di rilasciare i permessi nel termine di 90 giorni. 
Qui, si inserisce l’impugnazione della Provincia, stavolta rivolgendosi lei al Consiglio di Stato, ottenendo ragione e dichiarando, come si legge nella sentenza, “irricevibile per tardività il ricorso di primo grado”.

VICENDA COMPLESSA 
«Perché il presidente del Consorzio non si è preso la responsabilità di firmare quei permessi di sua sponte? - chiede Tugnolo -.

Ci è stato detto che facendolo si sarebbe messa a rischio la convenzione quindicennale e ovviamente noi non vogliamo far del male ai nostri colleghi, però vorremmo tornare a lavorare nel più breve tempo possibile. Perché tra le 40 persone, almeno una metà hanno perso un proprio caro titolare del permesso e di conseguenza, totalmente il reddito. Va bene essere sacrificabili, ma non presi in giro». Tugnolo si rivolge alla politica: «Il nostro sindaco, Roberto Pizzoli, dovrebbe essere stato confermato assessore provinciale alla pesca e c’è un nuovo presidente ci auguriamo che si risolva la questione nel più breve tempo possibile. Dopo due anni le persone sono allo stremo e ci sentiamo anche presi in giro. Se volessero anche incontrarci per spiegarci come stanno le cose e come dobbiamo muoverci, sarebbe una cosa gradita».

Ultimo aggiornamento: 13:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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