Regionali, Lorenzoni sfida Zaia puntando su un Veneto che pensi ai giovani e al futuro

Domenica 12 Luglio 2020 di Alberto Lucchin
Da sinistra Omar Barbierato, Arturo Lorenzoni, Aldo D'Achille e Damiano Fusaro durante la presentazione a Rovigo
ROVIGO - Un progetto basato sull’esperienza in campo amministrativo, sul ascolto e condivisione. È l’essenza del programma de Il Veneto che Vogliamo (Vcv), il movimento con il quale Arturo Lorenzoni sfida Luca Zaia, niente affatto spaventato dai sondaggi che sembrano regalare al “Doge” un consenso mai visto prima. Dall’assemblea regionale di ieri a Rovigo Lorenzoni ha esortato a mettersi a disposizione della gente, a portare le istanze al centro della campagna elettorale, «sogni e preoccupazioni che servano a costruire un’alternativa vera al centrodestra, secondo uno schema diverso da quello del “vecchio” centrosinistra». “SPONSOR” LOCALI Per stimolare il consenso popolare, Lorenzoni si è rivolto a tre sponsor che in Polesine hanno una grande visibilità e che guidano tre comuni: il sindaco di Rovigo Edoardo Gaffeo e i colleghi di Adria Omar Barbierato e di San Bellino Aldo D’Achille. Tre “civici” che hanno conquistato la carica con tre stili differenti: il primo guida il capoluogo con una maggioranza composta da liste civiche e dal Pd, proprio come punta a fare Lorenzoni a Venezia; il secondo, invece, il Pd ce l’ha in opposizione; D’Achille, infine, con i Dem ha sempre avuto un buon rapporto, ma non ne ha mai fatto parte e alle elezioni di un anno fa non aveva alcun sfidante oltre alla sua lista personale. Questo complesso puzzle politico non intimorisce Lorenzoni, che invece accoglie a braccia aperte l’alleato Pd, nonostante in qualche comune questi due soggetti non vadano proprio d’accordo: «Con i democratici non esiste alcun problema, perché il tema che aggrega questa compagine su scala regionale è la visione collettiva degli stessi valori - assicura il candidato governatore - Tutte le ruggini su scala locale, quando allarghiamo lo sguardo, vengono messe in secondo piano e rimane ciò che ci unisce: un comune sistema di valori». RIGENERAZIONI URBANE Ieri mattina al Censer a tirare la volata è stato Gaffeo, creando un ideale parallelismo tra la sua esperienza elettorale del 2019 e quella del VcV: «Il luogo in cui troviamo era un zuccherificio, anni fa è stato trasformato in un centro fieristico. È un luogo che è stato rigenerato e si è evoluto, perché adesso ospita anche l’università e laboratori - ha detto il sindaco di Rovigo - Questo e l’esempio che di ciò che vogliamo fare per il Veneto: usiamo l’intelligenza per proporre un modello diverso alle future generazioni rispetto a quello in cui noi viviamo. Noi qui a Rovigo stiamo cercando di farlo, ci avevano definito un’armata Brancaleone, invece abbiamo riconquistato il Comune dopo dieci anni con un centrosinistra compatto». Barbierato ha spiegato che la forza del VcV starà nelle persone: «Da oggi, ognuno di noi qui dentro si deve sentire impegnato a dare le gambe a questo progetto, che non finirà con le elezioni ma continuerà per avere una rete in cui siamo tutti protagonisti». D’Achille, che voci interne dicono sarà il candidato di punta per la lista polesana, ha aggiunto che «il VcV ha la forza e l’energia data da impegno e coesione, da un metodo abbinato alla visione e al coinvolgimento, per questo può cambiare la realtà».
Infine il candidato presidente spiega quali sono i tre princìpi cardine della sua politica: ambiente, infrastrutture e valorizzazione del territorio. «C’è una parte del territorio che si sente periferico, dobbiamo invece dagli maggiore spazio, puntando anche su un’agricoltura di qualità e ad un turismo lento in cui c’è tanto da sfruttare», ha detto Lorenzoni.
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