Le ostriche rosa anche in Veneto, la produzione simula le maree

Martedì 18 Aprile 2017
Le ostriche rosa anche in Veneto, la produzione simula le maree
PORTO TOLLE - La Sacca degli Scardovari, patrimonio Unesco e riserva della biosfera nel parco del Delta, ha fatto dell'Italia il più grande mercato di ostriche speciali Tarbouriech dopo la Francia. Merito dell'intraprendenza di un giovane imprenditore locale, Alessio Greguoldo, che ha colto la palla al balzo sei anni fa. Da allevatore di cozze, nella coop Po, a produttore specializzato di ostriche rosa. «Si tratta di passione allo stato puro: c'è stato un incontro in Consorzio pescatori nel quale si era prospettata l'idea di questa sperimentazione racconta - e mi sono fatto avanti: era presente anche Florent Tarbouriech, aveva con sé una ventina di corde e così abbiamo provato».
Una sperimentazione lunga, durante la quale si sono immerse le ostriche in Sacca per testarne la resa e la resistenza. Inizia così il percorso che piano piano si concretizza. «Tre anni fa siamo stati in Francia per visionare i loro impianti, a febbraio dello scorso anno è nata la società Perla del Delta di cui sono amministratore unico - continua Greguoldo -, mentre a marzo abbiamo realizzato l'impianto identico a quelli che Florent ha inventato dieci anni fa».
Il sistema si avvale di fotovoltaico ed eolico garantendo ecosostenibilità e km 0. «Un sistema che permette di simulare la bassa e l'alta marea evidenzia Greguoldo - In questo modo l'ostrica diventa molto più resistente sui mercati, il muscolo è di una consistenza unica, con la caratteristica conchiglia rosa e il frutto di una madreperla bianchissima e senza difetti». Un lavoro artigianale, con le ostriche che vengono incollate una ad una a mano su corde, collegate a un sistema ad energia pulita per far emergere ed immergere i molluschi, riproducendo di fatto l'effetto delle maree atlantiche. A produrre l'ostrica Tarburiech ci sono cento impianti in Francia, uno in Spagna e adesso l'Italia.
Il giovane imprenditore polesano ha lavorato sodo seguendo corsi per l'incollaggio, la raffinazione, fino al confezionamento che ha fatto sì che il Delta possa fregiarsi oltre che della Cozza-dop anche di questa ulteriore eccellenza gastronomica. «Non è stato facile, ma dopo tanti sacrifici il battesimo a Roma della Tarbouriech Italia è stato un vero successo», ammette Greguoldo.
«Alcuni mesi fa abbiamo fatto un gioco durante una cena con i francesi dove, bendati, si è cercato di riconoscere i vari prodotti e la nostra ostrica ha superato l'esame a pieni voti commenta il direttore del consorzio Gabriele Siviero, il primo a credere in questa opportunità - Sono contrario alle mono-produzioni, perché se succede qualcosa si crea disoccupazione: in questo modo, invece, si crea lavoro».
«L'idea sarebbe di costruire un secondo impianto, fino ad ora abbiamo dato lavoro a 4-5 persone con i voucher, per il 2018 vorremmo fare delle assunzioni prosegue Greguoldo - Grazie a Siviero e a Emanuele Rossetti che ci hanno creduto per primi, al mio presidente Andrea Natali, nonché all'ex presidente del consorzio Maurizio Crepaldi che ci ha lasciato carta bianca e all'attuale Roberto Finotello. Grazie anche all'esperienza secolare della famiglia Tarbouriech, che unita alla nostra passione ed all'unicità della Sacca ha fatto sì che riuscissimo a creare un prodotto unico, tutto made in Italy, che per il 90% andrà nei punti di ristorazione italiani».
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Ultimo aggiornamento: 09:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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