Green pass obbligatorio e concorsi fermi al 2004: non ci sono più insegnanti di religione

Martedì 8 Marzo 2022 di Elisa Barion
Green pass obbligatorio e concorsi fermi al 2004: non ci sono più insegnanti di religione
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ROVIGO - In Polesine mancano gli insegnanti di religione. Non era mai successo prima d’ora, ma le conseguenze legate alla pandemia e all’introduzione del green pass obbligatorio, aggiunte all’esaurimento della graduatoria dei docenti disponibili, ha portato più di qualche classe, in vari istituti della provincia, a ritrovarsi scoperta dell’insegnante di Irc, acronimo che indica, appunto, l’insegnamento della religione cattolica.
A fare i conti con questo tipo di carenza è stata una scuola della città e in modo temporaneo, un secondo istituto polesano: per le classi prive di insegnante, la scuola ha provveduto a sostituire le ore dedicate all’insegnamento della religione cattolica con altre materie, come per esempio educazione civica, da parte di altri insegnanti del corpo docente. Tuttavia, la situazione che si è creata non ha precedenti: di fatto, diverse classi e un certo numero di alunni, le cui famiglie hanno scelto di aderire volontariamente all’insegnamento facoltativo della religione, si sono ritrovati privi di un servizio nonché di un diritto.

LE CAUSE

A delineare i contorni della vicenda è il professor Marco Menabò, direttore della sezione pastorale Scuola Irc della diocesi di Adria-Rovigo. «Il contingente degli insegnanti di religione - spiega - è regionale, mentre l’assegnazione del ruolo avviene su base diocesana pescando dalle graduatorie dell’ultimo concorso, avvenuto nel 2004. Quando una graduatoria si esaurisce, essendo il contingente regionale, si ricorre agli insegnanti delle diocesi vicine. Nel caso di Adria-Rovigo ci si rivolge a Verona, Padova o Chioggia. Attualmente, però, nessuna diocesi limitrofa ha insegnanti disponibili ad accettare l’incarico in provincia di Rovigo, anche per un discorso di chilometri da percorrere e di distanza».
La dimensione del problema per il Polesine, secondo le parole di Menabò, è «di qualche insegnante». Numeri ridotti, quindi, ma che come detto, fanno sì che diverse classi di studenti si ritrovino a fare i conti con un servizio mancante. «Se capitasse per altre tipologie di insegnamenti - precisa il direttore - la scuola attingerebbe alle “mad”, le messe a disposizione» cioè a liste di altri insegnanti “di riserva” delle materie in questione, «ma per l’insegnamento della religione cattolica questo meccanismo non esiste».
Il primo fattore a incidere sulla carenza di insegnanti di religione è stata l’introduzione del green pass obbligatorio. «Non tanto perché i docenti mancanti fossero no vax - precisa Menabò - piuttosto perché in alcuni casi, pur in presenza di un certificato medico che attestasse la non idoneità alla vaccinazione per motivi sanitari, non sono state ammesse distinzioni sulle motivazioni della mancata certificazione».

CONTRATTI TROPPO BREVI

Un problema, questo, che il ricorso ai cosiddetti “contratti Covid” non ha colmato. «I contratti Covid vengono fatti fino al prossimo 31 marzo», un lasso di tempo troppo breve per far sì che un insegnante proveniente da fuori provincia accetti un insegnamento temporaneo. «Tra l’altro - riprende il direttore - se il problema si fosse presentato prima dell’inizio dell’anno scolastico, in fase di formazione degli organici, si sarebbe risolto rivolgendosi a tutte le altre graduatorie, anche andando fino in Sicilia se ce ne fosse stato bisogno. Invece il problema si è creato ad anno scolastico in corso, quando il green pass è diventato obbligatorio. E questo è stato il problema, perché noi siamo partiti a inizio anno a cattedre complete».

CONCORSO DATATO

C’è, però, un altro fattore che incide sulla carenza di insegnanti di religione: l’ultimo concorso per l’entrata in ruolo risale al 2004, ben 18 anni fa. Questo fatto implica che le graduatorie uscite proprio da quel concorso siano piuttosto obsolete e non ci sono, all’orizzonte, prospettive di un nuovo concorso. «Un emendamento volto a istituire dei nuovi concorsi - prosegue Menabò - era stato inserito nel decreto Milleproroghe, ma è stato bocciato. Se poi si considera che stiamo parlando di un insegnamento facoltativo, si crea anche un problema a monte: eventuali studenti che non vedono prospettive di stabilizzazione faticano a scegliere delle facoltà teologiche, per le quali è necessario frequentare cinque anni di facoltà più un tirocinio di due».
 

Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 10:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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