Primo "guarito" in Polesine: 50enne di Lusia dimesso dall'ospedale

Sabato 7 Marzo 2020 di Francesco Campi
Il direttore dell'Ulss Compostella davanti alle nuove tende al Pronto soccorso di Rovigo
ROVIGO -  Una giornata di “assestamento” sul fronte del nuovo Coronavirus, ieri per il Polesine. Resta fermo a 5 il numero di casi positivi, quattro dei quali restano ricoverati nel reparto di Malattie infettive, in condizioni stabili, i due residenti ad Adria e l’amico residente a Corbola, con un quadro non preoccupante, e l’82enne di Rovigo, invece con una situazione più seria. È stato invece dimesso non presentando più sintomatologia l’altro paziente, il professionista di Lusia che aveva partecipato alla kermesse di tango a Ferrara.
IL PRIMO GUARITO
In questo momento, spiega l’Ulss nella nota di aggiornamento sulla situazione, si trova in isolamento obbligatorio a domicilio e tra alcuni giorni ripeterà l’esecuzione del tampone per la conferma dell’avvenuta guarigione. Non è dato sapere, perché non si conosce ancora il comportamento del nuovo Coronavirus, se possa comunque essere ancora contagioso o meno. Per questo la precauzione dell’isolamento.
TEST SU MEDICI E INFERMIERI
Una notizia rassicurante arriva poi dai tamponi eseguiti a tappeto su medici, infermieri, Oss e tirocinanti che hanno avuto un contatto diretto con l’82enne residente nel capoluogo, ricoverato il 3 marzo e poi risultato essere contagiato da Covid-19, quinto caso polesano. Il problema è insorto perché l’anziano non aveva quello che viene definito “carattere epidemiologico”, ossia non risultava essere stato in quelle che, a martedì, erano le “zone a rischio” già codificate. Ma era stato a ballare a Ferrara, dove il cosiddetto “cluster del tango”, ha creato un vero e proprio focolaio. Un dato che è stato però accertato quando già l’uomo era ricoverato. Anche il criterio della sintomatologia, fra l’altro, è stato per così dire “inquinato” dal fatto che una sua patologia pregressa, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, in sigla Bpco, una malattia dell’apparato respiratorio caratterizzata da un’ostruzione irreversibile delle vie aeree, provochi proprio dispnee e affaticamenti respiratori analoghi a quelli che può provocare il nuovo Coronavirus. Fatto sta che giovedì, una volta che il tampone cui è stato sottoposto ha dato esito positivo, a cascata sono finiti in “quarantena” anche tutti gli operatori sanitari che erano stati in contatto con lui.
TAMPONI NEGATIVI
Fin da subito sono stati eseguiti ben 28 tamponi al personale dell’ospedale di Rovigo che era entrato in contatto con il paziente e gli esiti, arrivati ieri mattina, erano tutti negativi. Come spiega l’Ulss, «rimangono comunque in isolamento domiciliare e tra pochi giorni ripeteranno l’esecuzione del tampone». Trattandosi di un virus nuovo, non si conosce, infatti, il suo comportamento. La linea di trasmissione emersa in Polesine, con il “paziente 1” che ha contagiato due amici durante la cena il 22 febbraio, in assenza di sintomi, a due giorni dalla precedente cena con il suo datore di lavoro di Vo’ a Saonara, lascia pensare ad una “maturazione” molto rapida. Ma, come ha detto lo stesso direttore generale dell’Ulss Antonio Compostella, «la letteratura di questo virus la stiamo scrivendo in questi giorni, non abbiamo una storia ma la stiamo facendo tutti noi».
PERSONALE AL LIMITE
Il problema del personale sanitario in isolamento dopo i contatti a rischio ha comunque effetti pesanti su tutto il sistema. In Veneto, alle 16 di ieri, erano 732. In Polesine si contano 4 medici, 7 infermieri, 6 Oss, 6 tirocinanti e altri 2 operatori dell’ospedale di Rovigo, un medico di Distretto ed un operatore Spisal. Una situazione pesante, che crea un emergenza nell’emergenza. Nel frattempo, però, come rimarca l’Ulss, l’attività del Pronto soccorso di Rovigo prosegue senza interruzione, grazie all’impegno di tutto il personale e anche alla collaborazione dei medici ed infermieri del Pronto soccorso di Adria e di Trecenta. Da questa mattina, fra l’altro, sarà operativo il gruppo di tende montato all’esterno dell’ospedale di Rovigo: l’ultima installata, quella a “tunnel”, davanti al Pronto Soccorso, fungerà da triage in accesso e, a seconda della valutazione, partiranno percorsi differenziati per accedere al Pronto soccorso o alle Malattie infettive. «Ancora una volta – rimarca Compostella - voglio ringraziare il personale dell’ospedale per l’impegno che sta sostenendo e la Protezione civile, la Croce verde e la Croce rossa per il fondamentale aiuto nella gestione delle attività all’interno delle tende».
Ultimo aggiornamento: 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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