ROVIGO - Un progetto destinato a persone affette da disabilità saltato, ben 715mila euro destinati al Comune andati persi e amarezza dettata dalle motivazioni fornite a supporto della decisione di rinunciare a un piano utile, non fosse altro per le persone cui era rivolto.
LA CRITICA
È proprio Aretusini, risposta alla mano, a sollevare una serie di critiche sul caso. Critiche rivolte, in particolare, alla giunta comunale. «Quello che è stato messo nero su bianco dalla dirigente chiamata in causa per la gravissima perdita del finanziamento, è il chiaro segno di come la parte tecnica e la parte politica del nostro Comune non si parlino. Mancano indirizzi, controllo e anche la capacità di imporsi di fronte a incomprensibili reticenze. La giunta dei professori, ancora una volta, finisce dietro la lavagna».
Vale la pena riavvolgere il nastro della vicenda. Lo scorso 25 novembre l'assessore al Welfare Mirella Zambello, in merito al mancato inserimento del progetto che avrebbe rappresentato una svolta nella vita di una decina di persone con disabilità al bando Pnrr che lo aveva ritenuto finanziabile, aveva fatto sapere che si era scontrato con delle «problematiche individuate dagli uffici». Per il progetto in questione il Comune si era aggiudicato 715mila euro al bando Pnrr indetto dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Si trattava della cifra massima riconosciuta dal bando e sarebbe stata utilizzata per ristrutturare due alloggi di proprietà comunale situati in via Caracchio per destinarli a 12 persone affette da disabilità e anche con il coinvolgimento dell'Ulss 5, queste persone sarebbero state inserite in un percorso di autonomia abitativa e professionale. Invece quei soldi sono rimasti a Roma perché Rovigo non ha completato l'iter. Il che ha fatto non poco scalpore sia dentro che fuori il consiglio comunale e alla fine, di fronte alle richieste di chiarimenti avanzate dai consiglieri in aula, la dirigente Orna è stata chiamata a rispondere in prima persona dalla stessa Zambello.
LA REPLICA
Ed ecco la risposta di Orna che prima di tutto chiarisce come la propria replica non sia affatto dovuta «né di competenza. Le interrogazioni sono rivolte solo al sindaco o alla giunta che rispondono entro 30 giorni dal momento in cui sono a conoscenza dello stralcio del relativo verbale». Al di là di questo, Orna mette in chiaro che l'avviso Pnrr in questione «era inizialmente rivolto agli Ambiti territoriali sociali». Poi, però, «il ministero ha, in ultima istanza, riaperto i termini dell'avviso consentendo anche ai singoli comuni appartenenti all'Ambito di presentare richiesta. È stata quindi formulata una domanda di ammissione al finanziamento da parte dell'ufficio Europrogettazione, dietro specifica sollecitazione di alcuni organi politici dell'amministrazione comunale e il ministero ha ammesso la possibilità di presentazione del progetto. Dopo questa ammissione, avvenuta peraltro a pochissimi giorni dalla scadenza dei termini di presentazione, gli uffici dei Servizi sociali, ai quali in prima battuta era stato prospettato un coinvolgimento davvero marginale e solamente futuro, ossia per il 2023, con la rassicurazione di disponibilità di ulteriori assistenti sociali per affrontare il carico di lavoro che ne sarebbe derivato, sono stati invece pesantemente coinvolti affinché venisse eseguita dal settore la compilazione delle relative schede».
Insomma, un carico di lavoro troppo pesante da dividere tra poco personale, unito al fatto che l'Ulss 5 avrebbe dovuto essere coinvolta tramite «un'apposita convenzione vincolante per le parti», al fatto che c'erano degli obiettivi da raggiungere a strettissimo giro e ad alcune «inderogabili scadenze», ha fatto sì che alla fine la macchina comunale abbia preferito gettare la spugna e rinunciare al finanziamento.