Mancano i soldi per le cavane distrutte dalla mareggiata, esposto in procura

Sabato 6 Marzo 2021 di Francesco Campi
TEMPESTA DI VENTO E PIOGGIA Le cavane distrutte in Sacca di Scardovari

DELTA - «Noi, pescatori di Porto Tolle, chiediamo venga fatta chiarezza sui fondi destinati al disastro avvenuto nella sacca di Scardovari, sugli appalti della ricostruzione e sulle eventuali responsabilità di Comune, Regione e Stato. Questa faccenda deve essere districata il primo possibile, siamo con l’acqua alla gola per la pandemia, per la vertenza sui diritti esclusivi di pesca che continua a non darci sicurezze per il futuro e ci troviamo con debiti da pagare sui quali ci era stato promesso un cospicuo contributo che a distanza di un anno e mezzo non ci è arrivato. Tutto questo ha forti similitudini con l’usanza tutta italica di guadagnare dalle disgrazie altrui, come succede con le ricostruzioni a seguito dei terremoti, e le cronache nazionali lo confermano, siamo stufi dei continui rimpalli della politica, Comune e Regione che danno colpe al Governo, mentre nello stesso tempo il commissario straordinario per l’emergenza Brugnaro continua a elargire fondi che ad ascoltare Zaia non sono ancora arrivati».
PROCURA ATTIVATA
È questo il cuore della richiesta al sostituto procuratore Sabrina Duò, contenuta in un esposto inviato per conoscenza anche alla stampa, oltre che in Procura. Due pagine nelle quali si ripercorre tutta la vicenda a partire dalla distruzione in laguna della notte fra il 12 e il 13 novembre 2019. «In seguito all’evento calamitoso - si sottolinea - si sono recati al Consorzio Pescatori il sottosegretario Martella prima e il governatore Zaia poi. Entrambi hanno dichiarato che sarebbero arrivati risarcimenti. Nel frattempo la Regione ha nominato commissario all’emergenza il sindaco di Venezia Brugnaro, dato che anche la città capoluogo era stata colpita dal fenomeno “Acqua granda”. Comune di Porto Tolle e Consorzio Pescatori hanno instaurato una “cordata di imprenditori” per ottimizzare i costi della ricostruzione, chiedendo a noi pescatori, anche tramite volantini, di non chiedere preventivi a ditte esterne per “evitare di fare lievitare i prezzi”. Qui sorge la prima domanda: sono siate valutate tutte le offerte?». Poi, ancora altre domande: «È vero che risultano disponibilità di aziende locali a proporre la migliore offerta, inascoltate da Comune e Consorzio? Come risultato della “cordata”, noi pescatori abbiamo sostenuto 40mila euro di costi medi a cavana, rassicurati dal fatto che ci sarebbero stati rimborsati almeno per metà. I costi erano congrui ai lavori eseguiti o con la scusa del rimborso pubblico o qualcuno ci ha guadagnato? Facciamo presente che ci siamo indebitati con gli istituti di credito e a breve il prestito ponte comincerà ad addebitarci le prime rate per il rientro».
IL SILENZIO
Tuttavia, si legge ancora nell’esposto, per varie vicende e complici anche le elezioni regionali, fino a gennaio non si è più parlato di questi fondi. Fino a quando, spiega, «la consigliere regionale padovana Elena Ostanel chiede con interpellanza urgente in Regione dove siano finiti i soldi dei pescatori. La Regione risponde elencando i milioni giunti finora e chiude annunciando che il Dipartimento nazionale della Protezione civile ha risposto che al momento i soldi sono terminati. Le domande sono: i fondi giunti finora come sono stati spesi? Perché a noi pescatori non è arrivato nulla?».
I DUBBI SUI FONDI
Eppure, fa ancora presente l’anonimo, l’11 novembre il sindaco di Venezia e commissario straordinario Brugnaro sottolineava che allora erano stati risarciti 4.109 soggetti, per un totale complessivo di oltre 23,5 milioni di euro erogati. Il sindaco di Porto Tolle, sempre a gennaio, ha spiegato che l’evento non è stato inserito come calamità naturale e che gli unici ristori arrivati sono stati quelli dei contributi di privati che hanno fatto donazioni per 140mila euro. Altri due mesi nel frattempo sono passati. E il problema è ancora sul tappeto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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