Il nuovo carcere modello: fra crolli e infiltrazioni sta cadendo a pezzi

Mercoledì 31 Maggio 2017 di Angela Pederiva
Il nuovo carcere modello: fra crolli e infiltrazioni sta cadendo a pezzi
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ROVIGO  - Clemente Mastella sì che la sapeva lunga: «Speriamo di adoperarci in maniera che l’opera non resti un’incompiuta...», disse il 23 luglio 2007 l’allora Guardasigilli, posando la prima pietra del nuovo carcere di Rovigo. Dieci anni dopo, quel sibillino augurio sembra essere diventato un’amara profezia, visto che il penitenziario inaugurato quindici mesi fa come modello per il Nordest continua a suscitare polemiche, fra guai costruttivi, carenze di personale, progetti inattuati. Sicché rischiano di finire archiviate alla voce “ottimismo” le parole di Andrea Orlando, tuttora ministro della Giustizia, al taglio del nastro del 29 febbraio 2016: «La struttura sarà in pieno funzionamento entro l’estate e per allora saranno risolti i problemi di organico». E invece...

E invece ieri una rappresentanza della Uilpa ha incontrato il prefetto Enrico Caterino, per fare il punto della situazione dopo il sopralluogo di due settimane prima, quando la delegazione sindacale della polizia penitenziaria si era fra l’altro imbattuta in un intervento in diretta dei vigili del fuoco, impegnati a transennare l’area in cui si era verificato un crollo di otto metri di mattonelle dalla facciata esterna. «Da parte della prefettura abbiamo trovato grande sensibilità – riferisce il segretario provinciale Marco Gallo, in servizio nella stessa casa circondariale – ottenendo rassicurazioni sull’attivazione di un tavolo tecnico. Purtroppo però la lista degli inconvenienti è molto lunga: infiltrazioni di acqua, cedimento dei cancelli, automazione funzionante solo per metà, sala regìa del sistema di videosorveglianza calda come una fornace, mancanza di un camminamento esterno per consentire le ronde, erbacce selvagge. Per un’opera costata quasi 50 milioni di euro e aperta con cinque anni di ritardo, parliamo di una situazione decisamente inaccettabile».

Ma le difficoltà riguardano anche i numeri di reclusi e agenti. «Attualmente sono presenti 125 detenuti – spiega Giampietro Pegoraro della Fp Cgil Penitenziari – a fronte di 72 operatori, quando invece ne servirebbero 80-90. Questa sottodotazione si riflette sulle difficoltà nel gestire i soggetti affetti da disturbi psichiatrici e nel realizzare iniziative come inserimento lavorativo e laboratori vari. Ci preoccupano dunque gli annunci sulla volontà dell’amministrazione di colmare la capienza regolamentare di 213 carcerati: a quel punto sarebbero necessari 120-130 poliziotti, un numero impensabile». Il penitenziario di Rovigo era però stato costruito proprio per sopperire al sovraffollamento di quelli più vecchi. «Il principio è giusto – concede Gallo – e siamo i primi a pensare che non sia giusto lasciare semivuoto un penitenziario nuovo. Il fatto è che, seppur appena aperta, questa struttura evidenzia già diversi segnali di fatiscenza».
Anche per questo l’8 giugno la Cgil promuoverà un sit-in davanti alla sede del Provveditorato triveneto del ministero della Giustizia. «Rovigo è un caso clamoroso perché è nuovo – conclude Pegoraro – ma intendiamo denunciare le situazioni drammatiche registrate anche nelle carceri più vecchie, come Padova, Verona, Belluno, Treviso, Venezia e Vicenza».
Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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