Al Veneto il record delle frane:
sono 10mila, primato in Alpago

Venerdì 11 Settembre 2015 di Damiano Tormen
Al Veneto il record delle frane: sono 10mila, primato in Alpago
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C'è quella più grande d'Europa. Ma ce ne sono altre. Molte altre. Quasi 10mila. Tante le frane censite in Veneto. Con quasi 230 chilometri quadrati (una volta e mezza Verona, più o meno) di superficie totale soggetta a smottamenti o colate detritiche.

I dossier dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) fissano anche un numero preciso: 9.476 fenomeni franosi (dato 2006). Un dato che rende bene la misura del dissesto idrogeologico. E che fa comprendere la necessità di interventi di mitigazione e di manutenzione. Perché annullare una frana non è possibile, ma impedirne effetti disastrosi sull'uomo e sulle opere umane non è impossibile. Certo, servono soldi sonanti. Non pochi: la Regione ha preparato diverse progettualità, ma il costo è a dieci cifre. Per sistemare i movimenti franosi, dai principali e più problematici, fino ai piccoli smottamenti, servirebbero circa 3 miliardi e mezzo di euro.



I DATI Tutte le province del Veneto conoscono bene il problema, tranne Rovigo. Ma c'è chi lo conosce meglio di altri, visto che il maggior numero di frane censite si trova tra Vicenza e Belluno. Padova (con la zona dei Colli Euganei), Treviso e Verona, sommate, non arrivano neppure ad un quinto dei fenomeni totali della regione. La superficie di terreno soggetto a frane è di appena 9 chilometri quadrati nel Padovano (383 frane censite), di 5,73 chilometri quadrati nel Trevigiano (523 frane) e di 14 chilometri quadrati in provincia di Verona (944 fenomeni franosi).



LA SITUAZIONE BELLUNESE La provincia dolomitica ha il record regionale ed europeo. Non solo ha circa 6mila frane (il 63% dei fenomeni di tutto il Veneto), ma ha pure la frana più grande d'Europa, quella del Tessina (in Alpago). Sotto il monte Teverone (in Comune di Chies d'Alpago) c'è un volume di oltre 10 milioni di metri cubi di terra che si muove, per un fronte di distacco di circa 300 metri di ampiezza. La frana esiste almeno dagli anni Sessanta. Ma non è l'unica: tutto l'Alpago è zona franosa. E nel Bellunese basta spostarsi di pochi chilometri per incontrare altri tipi di frane. Tutte, o quasi, della tipologia «a scivolamento». In montagna, invece, le frane diventano colate detritiche. Ne sanno qualcosa in valle del Boite: i paesi sotto l'Antelao stanno ancora lavorando alla ricostruzione dopo gli eventi del 3 agosto scorso, quando ci furono anche tre vittime. E a Borca di Cadore tutte le estati il canalone della frana viene monitorato a vista dopo l'evento del luglio 2009 che provocò due morti. Ne sa qualcosa il Comelico, che da anni chiede una galleria (a Coltrondo) per superare frane continue e periodiche che tengono sotto scacco la strada di collegamento con il resto del Cadore.



GLI INTERVENTI «La Regione ha predisposto un piano di messa in sicurezza di tutte le situazioni di dissesto idrogeologico del Veneto - spiega l'assessore alla Difesa del Suolo, Gianpaolo Bottacin, che ieri ha fatto il punto della situazione riguardo le frane del Cadore -. I cassetti di Palazzo Balbi sono pieni di progetti. Per finanziarli servirebbero 3,5 miliardi di euro. Chiaramente non ce li abbiamo. Ma se potessimo trattenerci una quota del residuo fiscale che ogni anno vediamo andarsene verso Roma, potremmo chiudere il piano nel giro di qualche anno».
Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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