Sforamento del budget o fatture non presentate, le spese elettorali di 10 consiglieri regionali veneti sotto esame

Domenica 27 Giugno 2021 di Alda Vanzan
Il consiglio regionale del Veneto
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VENEZIA - Sono 32 i candidati alle elezioni regionali del Veneto dello scorso 20 settembre 2020 che dovranno dare spiegazioni alla Corte d'Appello in merito alle spese sostenute per la propria propaganda.

Dieci sono consiglieri regionali eletti, tra cui il presidente dell'assemblea legislativa Roberto Ciambetti (Lega), il candidato sconfitto del centrosinistra Arturo Lorenzoni (cui peraltro è stato contestato lo sforamento del limite di spesa), il presidente della Quarta commissione Andrea Zanoni (Pd), la pentastellata Erika Baldin. Gli altri 22 sono candidati che non ce l'hanno fatta a entrare a Palazzo Ferro Fini ma che dovranno comunque fornire spiegazioni - e soprattutto pezze giustificative - dei costi sopportati per tentare, ahiloro invano, di farsi eleggere. Complessivamente i 59 consiglieri e assessori eletti nove mesi fa a Palazzo Ferro Fini hanno speso quasi un milione e 200mila euro, esattamente 1.183.422,07 euro.


L'ITER
I controlli delle spese elettorali spettano al Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d'Appello di Venezia, di cui sono presidente Gabriella Zanon e segretario Piero Andrea Breda. 32 candidati, di cui 10 eletti, dovranno dare spiegazioni delle spese sostenute e delle entrate ricevute. I 32 hanno 15 giorni di tempo dall'avvenuta notifica per produrre la richiesta documentazione. Cosa succede a chi non risponde? Lo deciderà il Collegio nella seduta del prossimo 8 luglio. Che ha già deciso di mandare i carabinieri a casa di due candidati alle Comunali di Venezia e Castelfranco Veneto che non hanno presentato il rendiconto delle spese. I candidati/eletti al Ferro Fini che non si adegueranno alle richieste rischiano la medesima sorte.


LA LEGA
Come già nel 2015, anche alle elezioni regionali del 2020 il candidato governatore Luca Zaia, eletto a furor di popolo, ha dichiarato di non aver pagato neanche una tazzina di caffè per farsi propaganda. Testuale: «Dichiaro che per la campagna elettorale non ho sostenuto spese né ho ricevuto alcun contributo». Bene, ma la Lega quanto ha pagato per i manifesti, i volantini, i dépliant, il battage propagandistico per Zaia e il resto della compagnia? Siccome le spese sostenute dalle liste e dai partiti non arrivano alla Corte d'Appello, ma alla Corte dei conti, val la pena ricordare cos'è successo alle elezioni del 2015: Zaia zero spese elettorali, Lega 1.101.468,39 euro, di cui circa due terzi (847.666,49 euro) per i materiali tipografici di propaganda, in buona parte costituiti dai manifesti Scelgo Zaia.
La Lega ha contribuito alla campagna elettorale dei suoi 165 candidati, suddivisi nelle tre liste Zaia Presidente, Liga Veneta per Salvini Premier e Lista Veneta Autonomia, fornendo a tutti e 165 i santini: L'Artegrafica srl di Casale sul Sile, in base all'ordine avuto dal Carroccio il 25 agosto 2020, ha stampato 10mila santini per ognuno dei 165 modelli su carta patinata opaca. Totale: un milione seicentocinquantamila santini per un costo di 10.193,04 euro che, diviso per i 165 candidati, fa 61,77 euro di contributi in servizi a testa. Il dato curioso è che non tutti i candidati e gli eletti della Lega hanno dichiarato quel contributo in servizi: non l'hanno fatto gli eletti Gabriele Michieletto, Giuseppe Pan, Silvia Rizzotto.


I RECORD
Dai rendiconti presentati al Collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d'Appello di Venezia, risultano tre record. Il primo è di chi non ha speso niente: Zaia, appunto. Poi chi ha speso la cifra più bassa in assoluto: Silvia Cestaro, eletta nella lista Zaia Presidente, 49 anni, già sindaco di Selva di Cadore, ha dichiarato spese per 791,78 euro, utilizzati principalmente per pubblicità alla radio e su Facebook. Adesso è una dei pochi della galassia zaiana a non avere un incarico, il primato però della più attenta nelle spese nessuno glielo tocca.
In compenso chi ha speso più di tutti è il candidato governatore, sconfitto, del centrosinistra, Arturo Lorenzoni: 68.683,52 euro di entrate tra fondi personali (42.497,00) e contributi di terzi (26.186,52 euro) e 68.683,52 euro di spese. Secondo il Collegio, però, Lorenzoni ha superato il budget massimo così come fissato dalla legge 96/2012. Di quanto? Il Collegio non lo dice. Il vademecum pubblicato sul sito del consiglio regionale diceva che le spese per la campagna elettorale dei candidati presidenti non potevano superare il tetto di 38.802,85 euro più 0,0061 euro per ogni residente nella regione. Sempre il Collegio ha contestato a Lorenzoni di non aver fornite i nomi di quanti gli hanno dato un contributo superiore ai 500 euro, come stabilito dalla legge 3/2019. E dovrà anche produrre la documentazione delle spese sostenute non essendo le stesse - dice il Collegio - documentate da pezze giustificative.


LUCE RIFLESSA
A scorrere l'elenco dei consiglieri e degli assessori regionali, vien da riflettere: certe volte, per farcela, basta veramente poco. Altre volte, bisogna spendere e non è neanche sufficiente. Prendiamo gli assessori: tolto Francesco Calzavara (che comunque ha dichiarato di aver speso appena 15mila euro), erano tutti uscenti e quindi avevano in dote cinque anni di popolarità. Certo, chi più e chi meno. Ad esempio, Manuela Lanzarin (14.390,53 euro di spese) e Gianpaolo Bottacin (6.623,89 euro) hanno sicuramente goduto di essere stati dallo scoppio della pandemia, ogni santo giorno in diretta tv e social, alla destra e alla sinistra del padre (cioè Zaia). Altri assessori hanno speso parecchio: il mastino leghista Roberto Marcato 37.607,04 euro (tutti di tasca propria eccetto i 61,77 euro della Lega), Elena Donazzan di Fratelli d'Italia 24.620,75 euro (tutti soldi avuti da terzi).


BENEFICENZA
Due consiglieri regionali hanno avuto più contributi della spesa e a fine campagna elettorale, come previsto dalla legge in caso di eccedenza delle entrate rispetto alle uscite, hanno fatto beneficenza: il trevigiano Marzio Favero (Lega) ha donato 5.793,64 euro al Centro di riferimento oncologico, all'associazione Il Leone e a Telethon; il padovano Luciano Sandonà ha bonificato 78,83 euro a favore della Città della speranza.


SOCIETÀ ESTERE
Molti consiglieri hanno avuto contributi da privati cittadini e da aziende. E qui va detto che alle elezioni regionali, dove i consiglieri vengono eletti su base provinciale, scattano dinamiche più geografiche che politiche. Ad esempio: a Padova Giovanni Gianni Canella - il figlio del fondatore dei supermercati Alì, Francesco - risulta tra i sostenitori sia di Enoch Soranzo di Fratelle d'Italia (10mila euro) che dell'azzurra Elisa Venturini (altri 10mila euro, la forzista ha avuto poi 5mila euro dall'imprenditrice ed ex consigliera regionale Regina Bertipaglia). E che dire di Chioggia? Marco Dolfin (Lega) ha avuto un contributo di 1.000 euro dalla Gianni Petroli srl, mentre Jonatan Montanariello (PD) dalla stessa Gianni Petroli srl ne ha avuti 3mila. Dopodiché non è vero che gli orizzonti dei consiglieri veneti sono limitati alla propria provincia: Vanessa Camani, Pd, ha avuto contributi dalla Social Changes Inc. di Santa Monica, California (1.490 euro) e dalla belga Stripe Payment Uk (660,58 euro). L'azzurro Alberto Bozza, veronese, è stato invece finanziato per 14.319,76 euro tra denaro contante e servizi da Fare!, il partito di Flavio Tosi che cinque anni fa correva contro Zaia e ora sostiene i suoi alleati.


SOSPESI
Questi i dieci consiglieri regionali che dovranno fornire spiegazioni, integrazioni, documenti alla Corte d'Appello. Erika Baldin, M5s, spese per 29.313,27 euro: non ha documentato le spese per il personale ingaggiato per la campagna elettorale (oltre 18mila euro). Anna Maria Bigon, Pd, spese per 31.837,62 euro: deve documentare le uscite. Roberto Ciambetti, Lega, presidente del consiglio regionale, spese per 39.437,66 euro: deve produrre copia dei documenti di spesa in quanto non desumibili dall'estratto conto. A Cristina Guarda (Europa Verde) viene contestato il fatto che, con una cifra di poco superiore ai 16mila euro, non ha aperto un conto corrente pur avendo un mandatario e, inoltre, non ha prodotto né fatture né scontrini relativi alle spese.
Quando si superano i 2.500 euro di spesa bisogna avere un mandatario il quale deve aprire un apposito conto corrente. Allo stesso modo se si ricevono contributi da terzi bisogna documentarli: le società devono produrre la delibera del consiglio di amministrazione o dell'amministratore unico che decide l'erogazione per il candidato, mentre per quanto riguarda i privati cittadini che contribuiscono per più di 500 euro a testa bisogna indicare le generalità. E in questo è incappato il candidato presidente del centrosinistra Arturo Lorenzoni. Gli altri sospesi: Tomas Piccinini (Lista Veneta Autonomia) ha speso 15.800 euro e ha avuto un contributo di 10mila euro dalla Georicerche srl di Castelnuovo del Garda, ma manca la delibera della società. Daniele Polato (Fratelli d'Italia) ha sostenuto spese per complessivi 38.455,86 euro, ma non le ha tutte documentate e quindi non si capisce se sono inerenti alla campagna elettorale: il Collegio vuole dettagliate spiegazioni. A Stefano Valdegamberi (Zaia Presidente, ora Gruppo Misto) mancavano la delibera di una società, la Carboni Adv, che gli ha dato un contributo di 3mila euro, e i documenti di identità del mandatario, ma il consigliere ha già prodotto tutti gli atti. Gianpiero Possamai (Lega), spese per 42.021,63 euro, deve presentare il dettaglio dei costi del personale ingaggiato per la propaganda. Infine Andrea Zanoni (Pd), spese per 35.888,24 euro, deve dare chiarimenti sui pagamenti del conto corrente, in particolare deve produrre le fatture.


I NON ELETTI
Il totale delle spese sostenute per la campagna elettorale deve coincidere con il totale delle entrate avute in più modi (soldi propri o contributi), le due cifre non possono discostarsi più di qualche euro. È questo che è stato contestato al veneziano Otello Bergamo, candidato non eletto di Forza Italia. Maria Cristina Sandrin, detta Siora Gina, che era in lizza per FdI, dovrà invece produrre copia della delibera dell'azienda Ediltermo Acustica srl che ha contribuito alla sua campagna elettorale con 6mila euro. Gli altri 20: Diego Crivellari, Pd; Riccardo Szumski, Partito dei Veneti; Stefano Busolin, Zaia Presidente; Andrea Cecchellero, Lega; Enrico Rinuncini, Veneto che Vogliamo; Michele Celeghin, FI; Massimo Campagnolo, FdI; Loredana Borghesan, FI; Mirko Patron, FI; Stefano Barbieri, Pd; Carlo Guglielmo, FI; Monica Giordani, Zaia Presidente; Manuel Brusco, M5s; Giovanna Negro, LVA; Claudio Menotti, FI; Gaia Maschio, FI; Stefano Artuso, Pd; Giandomenico Allegri, Pd; Massimiliano Barison, LVA; Mario Fabris, FI.


 

Ultimo aggiornamento: 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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