L'amore nel fuoco di Zara veneziana, bombardata e distrutta dagli Alleati: la tragedia dimenticata

Giovedì 28 Febbraio 2019 di Raffaella Ianuale
Zara veneziana bombardata e distrutta dagli Alleati nel 1944
VENEZIA Dopo Pola e Fiume è la volta di Zara. Con questo terzo romanzo Stefano Zecchi sembra chiudere una trilogia incatenata non dalle storie, ma dalla geografia delle città dalmate e istriane che persero l'italianità all'indomani del 1943. Un trittico di romanzi iniziato con Quando ci batteva forte il cuore del 2010, proseguito quattro anni dopo con Rose bianche a Fiume e concluso ora con L'amore nel fuoco della guerra edito da Mondadori. Una storia vera, così come sono reali i protagonisti, capitata nelle mani dello scrittore attraverso una serie di «coincidenze». Troppe, per rimanere inascoltate, così Stefano Zecchi, nato e cresciuto a Venezia e con una carriera accademica come professore ordinario di estetica all'Università di Milano, ha deciso di ricostruire i giorni del bombardamento di Zara e dell'esodo delle sue genti.
 
 «Durante un incontro a Roma un'anziana mi consegnò una cartellina azzurra con un nome scritto in rosso: Varisco - racconta Zecchi che in questi giorni è a Venezia per una serie di presentazioni del suo ultimo volume che lo hanno visto impegnato a Padova, Spinea e Mestre, mentre domani sarà a Trieste - lì per lì non ci ho fatto caso, ma poi quel nome era lo stesso che ritrovavo in una targa nel Lungotevere ed era di un tenente colonnello dei carabinieri ammazzato dalle Brigate Rosse». Non ricordando quell'omicidio, Zecchi inizia a documentarsi e ricostruisce la storia. «Varisco era entrato nell'Arma spinto da una vicenda che visse da ragazzo a Zara: l'uccisione nel 44, per mano degli uomini di Tito, di un carabiniere che aveva issato la bandiera italiana sul campanile della cattedrale di Santa Anastasia. Poi quel ragazzino arrivò in Italia come esule e frequentò l'accademia dei carabinieri». Ma la sorte riservò per lui un destino crudele: Antonio Varisco allontanato da Zara da Tito è morto ammazzato dalle Br di Savasta. «Non potevo non aprire quella cartellina azzurra - prosegue il filosofo - all'interno tanto materiale caotico e il diario di un musicista, Valerio, che assieme alla moglie Milena diventano i protagonisti di L'amore nel fuoco della guerra». Una storia di passione nata a Venezia e che si intreccia poi alle sorti di Zara bombardata e occupata da Tito. «Sono sempre stato attratto da questo capitolo poco conosciuto della storia, perché sono cresciuto sentendo i racconti di mia nonna ebrea di Trieste. Da qui i primi due romanzi su Fiume e Pola, che hanno avuto successo, e dopo aver scoperto il diario di Valerio mi sono messo a lavorare anche su Zara - dice Zecchi - ma la storia di questa città è complessa: dalla caduta del fascismo ai bombardamenti anglo-americani ci sono intrighi spionistici, vicende concitate, complicate e non ci sono libri che le ricostruiscano». Quindi attraverso pochi volumi difficili da raggiungere e il racconto degli esuli, riesce a dare forma all'intera periodo. «I libri di storia fanno pochi cenni all'occupazione di Tito di queste terre e ricordiamo che la legge che istituisce la Giornata del Ricordo risale solo al 2004 - prosegue - però le parole di Mattarella contro il negazionismo di questo capitolo sono state chiare». LA TRAMA Il libro inizia con Valerio a Zara e la moglie Milena a Venezia. La storia salta dal presente al passato, da una parte all'altra del mare. Fino al bombardamento che distrusse Zara, baluardo di un'italianità conclusa. «Sento molta gratitudine da parte degli esuli dalmati e istriani e dei loro eredi - dice lo scrittore - il mio primo libro su questi temi li aveva sorpresi, ora invece mi hanno adottato. Però mentre ormai si raccontano finalmente le occupazioni di Tito di queste terre, si parla ancora poco dell'esodo di queste persone e dell'accoglienza che ricevettero: ritengo che questo sia una vergogna».
Raffaella Ianuale
Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 08:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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