I chiarimenti sul sito della presidenza del Consiglio non sono arrivati. E così la questione della seconde case e le regole per gli spostamenti, in vigore fino al 15 febbraio, restano indefinite. La circolare del Viminale, diffusa lunedì, si limita a definire consentiti gli spostamenti tra regioni in caso di «rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione». Dal canto suo, Achille Variati, sottosegretario agli Interni, annuncia che al momento non è prevista alcuna precisazione. «Si può sempre, eccetto nelle ore di coprifuoco, tornare nella propria residenza o abitazione. Una seconda casa è un'abitazione purché si tratti di una proprietà o ci sia comunque un contratto di affitto», sostiene Varati.
«Non possiamo rifarci a indicazioni pubblicate sui giornali - spiega Mimmo Lacquaniti, portavoce dell'Associazione funzionari di polizia - in genere abbiamo l'abitudine di rifarci alla Gazzetta ufficiale. Il problema è che attualmente non abbiamo nessuna fonte autentica e nessun documento scritto. Vista la confusione del testo, ritengo che non si possa sanzionare chi vada in una seconda casa, che sia di proprietà o in locazione, anche uscendo dalla regione di residenza». E allora non resta che rifarsi a una sentenza della Consulta del 1988 che giustifica l'ignoranza davanti a una legge in presenza di «totale oscurità del testo legislativo» ovvero di un «caotico atteggiamento interpretativo». E, dice Lacquaniti, questo «mi sembra il caso».
E mentre alcune regioni, come la Toscana, prevedono un inasprimento delle norme, proprio per bloccare eventuali arrivi da altre zone, il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia ha scritto al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Alla luce dell'ordinanza della Consulta, che ha sospeso la legge con la quale la Valle D'Aosta disponeva misure diverse rispetto a quelle del Governo in materia di contenimento del virus, vorrebbe ripartire con un nuovo tavolo.
V.E.
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