Regione. All'incasso 7 partiti su 12: psicosi da inchiesta contabile

Mercoledì 8 Marzo 2017 di Angela Pederiva
Regione. All'incasso 7 partiti su 12: psicosi da inchiesta contabile
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VENEZIA - Un anno dopo la raffica di zero-virgola-zero, i rendiconti dei gruppi consiliari regionali cominciano ad accogliere qualche cifra più rotonda. Chi più, chi meno, nel 2016 oltre metà delle forze politiche presenti a Ferro Fini ha iniziato ad incassare e a spendere i contributi erogati dall'istituzione. Ma la psicosi da inchiesta contabile, esplosa in seguito alle degenerazioni di mutande verdi e dintorni, non è ancora stata smaltita del tutto: i partiti aspettano infatti lumi da Roma, dove una delegazione dei presidenti delle assemblee legislative ha appena incontrato i vertici della Corte dei Conti, «allo scopo di definire criteri omogenei in base a cui considerare ammissibili i rimborsi», come sottolinea il veneto Roberto Ciambetti.

Su un totale di 12 gruppi, 7 hanno deciso di incamerare e di utilizzare i fondi destinati alle spese di funzionamento e di personale, ripartiti secondo una regola matematica che tiene conto di una quota fissa uguale per tutti e di una parte variabile calcolata in base al numero dei componenti. Quanto invece alle modalità con cui usarli, le scelte sono le più varie. Per esempio Alessandra Moretti Presidente, che ha certificato entrate per 45.980,17 euro, ha operato uscite solo per 72,07: giusto il necessario tenere il conto corrente. Al contrario Siamo Veneto, che pur essendo un monogruppo ha ottenuto più liquidità di tutti (142.418,74 euro), ne ha impiegati 9.337,94, in gran parte per la manutenzione di un sito web e per una campagna pubblicitaria contro il gioco d'azzardo. «Ora abbiamo in  previsione anche di organizzare un convegno e commissionare un sondaggio sull'indipendenza spiega il capogruppo Antonio Guadagnini convinti che si tratti di attività politica coerente con gli impegni presi con il nostro elettorato. Oltretutto abbiamo anche dirottato alla coalizione di maggioranza l'eccedenza dovuta all'assunzione di un solo collaboratore, anziché i tre che ci spetterebbero, per cui siamo sereni».

In attesa del vaglio dei magistrati contabili, al momento il record di esborsi va al Partito Democratico (28.772,59 euro, per due terzi andati in pubblicazioni e comunicazione), a fronte di una disponibilità pari a 130.829,25. «Finalmente evidenzia il capogruppo Stefano Fracasso sono state superate le incertezze legate all'interpretazione delle norme e all'esito del referendum, visto che se fosse passata la riforma costituzionale, la gestione dei fondi sarebbe passata dai gruppi al Consiglio. Ora possiamo essere più tranquilli nella spesa, fermo restando che dev'essere sempre inerente all'attività del Consiglio». Per questo si sono mossi pure Forza Italia (entrate per 68.869,98 euro, uscite per 4.298,29, soprattutto per convegni), Fratelli d'Italia (rispettivamente 44.501,82 e 1.693,04, per rappresentanza e logistica), nonché Il Veneto del Fare (33.861,36 e 5.692,15) e Lista Tosi (94.750,61 e 9.720,10), entrambi per promozione e aggiornamento.

Tutti gli altri hanno invece deciso di stare fermi. «Il quadro normativo è ancora molto incerto», afferma Silvia Rizzotto (Zaia Presidente). «Piuttosto che buttare tutti i soldi in avvocati, preferiamo arrangiarci con i nostri stipendi», rimarca Nicola Finco (Lega Nord). Il Movimento 5 Stelle ne fa invece una questione di principio: «A tutti i livelli rinunciamo ai contributi pubblici ai partiti», ribadisce il capogruppo Jacopo Berti. In caso di reiterato inutilizzo, a fine legislatura le loro spettanze torneranno nel calderone del bilancio regionale.
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