Primarie Pd, nuova bufera sul "veto" dei renziani ai parlamentari

Martedì 31 Gennaio 2017
Il senatore Giorgio Santini
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MESTRE - Nuova burrasca nel Pd veneto. Ieri mattina a Padova alla prima riunione di maggioranza convocata per individuare un nome o una rosa di nomi da candidare a segretario veneto (il termine scade il 6 febbraio) alle primarie-congresso del 19 marzo, la delegazione renziana (Roger De Menech, Sara Moretto, Gianni Dal Moro) ha proposto alle altre componenti (area Martina, Giovani turchi, area dem) un criterio di scelta che prevede l'esclusione dei parlamentari in quanto - è il ragionamento - con le elezioni vicine si rischierebbe di avere un segretario con la testa alla campagna elettorale, troppa visibilità e margine d'azione. Meglio invece qualcuno legato al territorio e più tempo da dedicare al partito. I renziani si sono seduti al tavolo offrendo la disponibilità a lavorare insieme su programmi e nomi, presentando una propria terna di candidati: le consigliere regionali Orietta Salemi(Verona) e Francesca Zottis (Venezia), Alessio Albertini, segretario veronese. 
Le delegazioni delle altre tre componenti (per i Turchi, Vanessa Camani e Vincenzo D'Arienzo; per l'area dem Diego Crivellari; Massimo Bettin, Federico Ginato e Diego Zardini per l'area Martina) hanno rivendicato pari dignità nella scelta dei nomi e chiesto ai renziani di fare chiarezza al proprio interno, senza proporre candidati. E rispetto al criterio dell'esclusione dei parlamentari la loro risposta è stata poco convinta: «Rischiamo - ha detto qualcuno - di sprecare figure autorevoli».
Ma il veto sui parlamentari ha immediatamente surriscaldato l'aria: oggi a Roma è previsto un incontro tosto. L'esclusione colpirebbe almeno quattro papabili: i senatori Giorgio Santini e Laura Puppato, i deputati Simonetta Rubinato, Diego Crivellari. Nomi pesanti. In particolare quello di Santini, la cui figura starebbe raccogliendo stavolta un consenso strutturato e ampio. Santini infatti non l'ha presa bene: «Mi hanno informato di questa novità a riunione avvenuta. È una regola fuori dallo statuto, non valida. Se dovesse passare, decade di colpo anche l'ipotesi di una candidatura unitaria dell'area allargata. È un veto sulle persone - aggiunge - in base a una regola inventata. L'unico effetto sarà il proliferare delle candidature. Se un gruppo dirigente si sceglie così...Stavolta non rinuncio, non mi tiro indietro. Nessuno può togliermi il diritto di candidarmi, perché in tanti sono venuti a chiedermelo. Se il problema sono le elezioni, firmo subito che non sarò mai capolista bloccato: ma nessuno può impedire una mia candidatura». Anche Laura Puppato stenta a crederci: «Questa roba non esiste, non ha senso, non passerà. Non funziona così. La contrapposizione consiglieri regionali-parlamentari è fuorviante. Questa è una logica alterata: bisogna capire chi può dare la disponibilità, con quale progetto, con quale squadra.
Nessuno da solo ce la può fare, anche se viene dal territorio e lavora 24 ore al giorno». E rispetto al presunto vantaggio in campagna elettorale che un segretario avrebbe in termini di visibilità e influenza? «La questione si risolve facilmente in due modi - replica Puppato - Se si vota ad aprile, il coongresso è impensabile. Se la legislatura va avanti, il segretario deve accettare di non fare il capolista». Nel frattempo potrebbe ingrossarsi il fronte di chi chiede di proseguire con il commissario Lorenzo Guerini e rinviare al congresso. Sta a vedere che anche stavolta salta.
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