I pensionati ai vertici delle Ulss venete finiscono sotto inchiesta. La Regione: «Reddito non superiore a 240mila euro»

Venerdì 17 Giugno 2022 di Alda Vanzan
I direttori generali Francesco Benazzi, Giuseppe Dal Ben ed Edgardo Contato
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VENEZIA - Il caso è scoppiato in Basilicata, tra l'altro con un protagonista vicentino, e così anche in Veneto la Regione ha deciso di fare delle verifiche sulle paghe dei manager sanitari. Ossia: i direttori generali delle Ulss possono continuare a esercitare il loro mandato se nel frattempo maturano i requisiti per andare in pensione dalla propria professione? Ma soprattutto: possono cumulare stipendio di manager sanitario e pensione propria? Finora le risposte in Veneto sono state affermative, c'è solo un tetto relativo al cumulo: pensione personale ed emolumento pubblico non possono superare i 240mila euro annui lordi. In Basilicata, però, la Corte dei Conti ha aperto un fascicolo per danno erariale in merito alla posizione del direttore generale dell'Azienda sanitaria di Potenza, il vicentino Giampaolo Stopazzolo. E così anche a Palazzo Balbi hanno deciso di fare ulteriori verifiche.
«Abbiamo letto anche noi del caso in Basilicata - ha detto Luciano Flor, direttore generale della Sanità della Regione - pertanto abbiamo avviato delle verifiche sulle singole posizioni dei manager della sanità veneta.

Una volta concluso questo passaggio, se necessario, raccoglieremo pareri legali, in grado di fornire la corretta interpretazione delle rispettive norme».

LE POSIZIONI
Il vicentino Giampaolo Stopazzolo, ex direttore dei Servizi socio-sanitari dell'Ulss 8 Berica, lo scorso gennaio è stato nominato direttore generale dell'Azienda sanitaria di Potenza con un regolare contratto in vigore sino al 31 dicembre 2023. Due mesi dopo, il 1° marzo, è andato in pensione dalla propria professione. La vicenda è finita sui giornali e la Procura regionale della Corte dei Conti della Basilicata ha aperto un fascicolo per presunto danno erariale.
Nella stessa posizione di Stopazzolo si troverebbero quattro manager veneti: i direttori generali Giuseppe Dal Ben (Azienda ospedaliera di Padova), Francesco Benazzi (Ulss 2 Marca Trevigiana), Edgardo Contato (Ulss 3 Serenissima), Giusi Bonavina (Ulss 8 Berica). I quattro avrebbero maturato i requisiti per andare in pensione successivamente alla nomina da parte del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, avvenuta il 26 febbraio 2021. A quanto riferiscono, la normativa vietava non l'assunzione, ma la retribuzione di un pensionato; sarebbe invece consentita la possibilità per chi matura i requisiti nel corso del contratto con la Regione di andare in quiescenza e di continuare il lavoro per l'ente pubblico.


Tra l'altro il nuovo avviso pubblico per la formazione dell'elenco nazionale di idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale - elenco cui attingono le Regioni per le nomine - non esclude più i pensionati. I requisiti sono: laurea, esperienza, formazione, non più di 68 anni di età. Va da sé che se viene assunto un sessantaseienne a dirigere una Ulss, di lì a due anni ha i requisiti per la quiescenza dalla propria professione. Può continuare a fare il dg? E può essere pagato? È possibile il cumulo dello stipendio pubblico e della pensione che il professionista si è pagato con i contributi? Finora la risposta è stata affermativa. Unico limite quello fissato dall'articolo 13 del decreto legge 66 del 24 aprile 2014 (trattamento economico del personale pubblico e delle società partecipate): tetto di 240mila euro.
Il caso Potenza, però, deve aver preoccupato Palazzo Balbi: le verifiche sono in corso.
 

Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 09:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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