I consiglieri non pagano, casse
del Pd vuote: dipendenti senza soldi

Giovedì 7 Aprile 2016
I consiglieri non pagano, casse del Pd vuote: dipendenti senza soldi
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VENEZIA - I consiglieri regionali del Partito democratico del Veneto sono stati richiamati all’ordine: o rispettano gli impegni presi al momento dell’accettazione della candidatura - e dunque pagano i 15mila euro pattuiti - oppure verranno spediti davanti alla commissione di garanzia con tutte le conseguenze del caso. Il punto è che su 9 eletti in consiglio regionale solo tre hanno saldato il conto (e il terzo, peraltro, appena lo scorso mese). Gli altri 6 sono indietro con i pagamenti, chi di un po’, chi del tutto. E siccome di quei soldi le casse del partito hanno estremo bisogno, è partito il richiamo. Anche perché bisogna pagare i dipendenti messi in solidarietà dall’inizio dell’anno e in attesa dell’ultimo stipendio. E ad aspettare i soldi, ormai da quasi un anno, sono pure i fornitori dell’ultima campagna elettorale costata al partito circa 200mila euro. Ergo, gli eletti devono rispettare gli impegni.
È andata così: un anno fa, al momento di firmare l’accettazione della candidatura, i singoli candidati del Pd si sono impegnati a pagare in caso di elezione ed entro quindici giorni un contributo di 15mila euro al partito. Sempre per gli eletti scattava poi il contributo ordinario mensile: 840 euro per il partito regionale e 560 euro per il partito provinciale. Ma i nove eletti a Palazzo Ferro Fini non pagano la quota straordinaria e in alcuni casi non sono nemmeno in regola con quella ordinaria. Il motivo - dicono - è che hanno i propri conti da sistemare: le elezioni regionali funzionano con la preferenza, non ci sono listini né posti blindati, ognuno ha sostenuto spese e magari acceso mutui. Così si arriva in autunno quando c’è il primo richiamo. Solo i veneziani Bruno Pigozzo e Francesca Zottis, versano il dovuto. L’ultimo a saldare, lo scorso mese, è il vicentino Stefano Fracasso. E gli altri? Alcuni hanno chiesto tempo, altri di rateizzare, altri di avere la garanzia che tutti faranno la loro parte. Come la veronese Orietta Salemi: «Se c’è l’impegno a tutti i livelli, io sono la prima della lista». Questo perché si è sparsa la voce che ci sono deputati e senatori veneto che non danno un centesimo neanche di quota ordinaria. Come il senatore Felice Casson, il quale però da due anni non è più iscritto al Pd.
Ma i veneti pagheranno? Il polesano Graziano Azzalin: «Certo, ho pattuito con il partito un piano di rientro che salderò entro il 2016 perché fino allo scorso dicembre ho pagato la mia campagna elettorale». Il padovanoPiero Ruzzante: «Io mi sono aumentato la quota mensile da 840 a 1000 euro così da scalare quella straordinaria e a breve provvederò col saldo, mentre al provinciale dò 200 euro in più al mese». Nella lista dei padovani non in regola c’è anche Claudio Sinigaglia. Il trevigiano Andrea Zanoni: «Ho concordato con il tesoriere un piano mensile di rientro, solo lo scorso ottobre ho finito di pagare la campagna delle Europee del 2014». Esonerata è la capogruppoAlessandra Moretti: «Ho un credito nei confronti del Pd che risale all’epoca delle Europee. Tra spese sostenute per la campagna elettorale e quello che ho lasciato dimettendomi per candidarmi in Regione - cinque indennità, Tfr, vitalizio - il partito sta valutando i conti e mi dirà se e quanto e da quando dovrà versare la quota».
E gli altri tre consiglieri delle liste civiche? L’unica a versare da gennaio un contributo è Cristina Guarda del gruppo Amp (Alessandra Moretti Presidente): «L’accordo da poco raggiunto tra Associazione e Pd è di versare 850 euro al mese al partito che poi li gira all’associazione. Io per mettermi in regola con i mesi precedenti verso 1.700 euro». Il capogruppo di Amp, Franco Ferrari: «Nessuno mi ha chiesto niente, se darò un contributo al partito sarà una mia libera scelta». Idem Pietro Dalla Libera di Veneto civico: «Nessuno mi ha chiesto niente e io non ho dato niente, sono un civico».
Ma il partito come pensa di risolvere la vicenda? «So che ci sono delle difficoltà - risponde il responsabile della comunicazione del Pd regionale, Stefano Campolo - Altro non sono autorizzato a dire».
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