Come si può scrivere a una ragazzina sopravvissuta all'orrore di Auschwitz che «era più utile come saponetta», che «mangia pane a tradimento», che «parla come i nazisti»? Sono solo alcune delle offese twittate lo scorso 9 novembre, il giorno in cui Liliana Segre aveva deciso di dire basta, ora che si sente «nonna di se stessa», di quella «bambina magra e sola» con il numero 75190 tatuato sul braccio: «Per tanto tempo sono stata in silenzio su queste persone che mi insultano, ma adesso denuncio. Poi è anche di cattivo gusto augurarmi la morte a 92 anni: aspettino un attimo...». Il 6 dicembre, assistita dall'avvocato Vincenzo Saponara, la senatrice a vita aveva presentato a Milano la querela per 24 messaggi di «odio di natura diffamatoria, spesso di carattere antisemita». Il sostituto procuratore Nicola Rossato, vicentino originario di Schio, aveva incaricato i carabinieri della sezione indagini telematiche del nucleo investigativo di individuarne gli autori. Ebbene ieri, nel Giorno della memoria, è emerso che ne sono stati identificati 20, fra cui 3 veneti.
Chi sono gli indagati
Chef Rubio
L'unico di cui sia filtrato il nome è Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, ex rugbista (ha militato pure a Rovigo nel 2007-2008), già conduttore di trasmissioni televisive come Unti e bisunti e Camionisti in trattoria, da anni in realtà noto più per le invettive che per le pietanze. Da tempo il 39enne contesta su Twitter alla senatrice a vita di non esprimersi mai sulla questione palestinese, tanto che perfino ieri ha commentato la recente strage di civili avvenuta a Jenin nel corso di un'offensiva Israeliana con la punzecchiatura: «E Liliana Segre muta». A far scattare la denuncia nei suoi confronti sarebbe stato un tweet, nel quale il cuoco aveva attaccato la richiesta della 92enne di una maggior severità delle istituzioni verso i medici no-vax.
Insutli gratuiti
I messaggi incriminati non comprendevano minacce alla persona: facevano prevalentemente riferimento alla religione ebraica e ai vaccini anti-Covid. Pubblicati tra ottobre e dicembre, i commenti erano stati segnalati dalla famiglia Segre per il loro disprezzo verso Liliana. «Ne abbiamo selezionati alcuni spiega l'avvocato Saponara i più meritevoli. Ci sta a cuore la libertà di espressione del pensiero, ma quelli erano degli insulti del tutto gratuiti. Ora la querela verrà tenuta ferma, indipendentemente dalla costituzione di parte civile: non è certo il risarcimento economico che interessa alla senatrice Segre».
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