La tentazione della Lega in Veneto: «Correre da soli alle elezioni Comunali»

Venerdì 2 Febbraio 2024 di Alda Vanzan
La tentazione della Lega in Veneto: «Correre da soli alle elezioni Comunali»

VENEZIA - La tentazione è forte: correre da soli.

La motivazione è essenziale: vietato perdere il territorio. Sottinteso: non si possono regalare i municipi a un partito, benché alleato, che ha vinto “solo” le elezioni politiche del 2022 grazie a Giorgia Meloni e che nei paesi non si è mai pesato. E allora ecco la tentazione della Lega-Liga veneta: correre senza Fratelli d’Italia, anche a costo di spaccare la coalizione, pur di mantenere la rappresentatività dei territori. E se poi questa corsa solitaria servisse per preparare il terreno per le Regionali del 2025, tanto meglio.


ALLE URNE
Alle elezioni dell’8 e 9 giugno prossimi, in abbinata con le Europee, sono interessati 309 Comuni veneti. Non dappertutto si cercano i candidati sindaci con il lanternino: grazie al decreto Elezioni, è salito da due a tre il tetto dei mandati per i sindaci dei Comuni tra i 5.000 e i 15.000 abitanti (in Veneto 113 amministrazioni con 46 primi cittadini ricandidabili per la terza volta), mentre sono stati aboliti del tutto i limiti per i Comuni sotto i 5.000 abitanti (173 municipi). Ma ci sono anche casi in cui i sindaci uscenti, pur ricandidabili, hanno deciso di farsi da parte. È il caso di Roncade (Treviso), dove Pieranna Zottarelli ha detto stop. E dove si è cominciato a discutere di una ipotetica, nuova alleanza. Tra chi? Tra i leghisti e gli autonomisti del centrosinistra, a partire da quelli riconducibili all’ex senatrice - che peraltro di Roncade è stata sindaco - Simonetta Rubinato, magari con l’ambizione di far nascere una sorta di “Volkspartei” in chiave veneta.


LE PREVISIONI
Si dirà: dinamiche paesane, tanto più che proprio a Treviso i segretari provinciali del centrodestra - Dimitri Coin per la Lega, Claudio Borgia per Fratelli d’Italia e Fabio Chies per Forza Italia - hanno già avuto un primo incontro prima di Natale per parlare delle Amministrative e hanno tutti professato l’unità del centrodestra. Solo che da Natale ad oggi tante cose in Veneto sono successe e in un pezzo di Lega sta maturando il convincimento che lasciare il “territorio” - oggi i Comuni, domani la Regione - ai fratelli meloniani rischia di comportare la scomparsa del fu Carroccio. Senza contare che alcune scelte del segretario Matteo Salvini, dall’invito di Marine Le Pen a Pontida in avanti, hanno fatto storcere il naso a parecchi, non ultimi gli assessori regionali Federico Caner, Gianpaolo Bottacin e Roberto Marcato che infatti lo scorso settembre hanno disertato il palco del “pratone”.
E poi i sondaggi, che per le Europee sono impietosi. La Lega ha oggi quattro eurodeputati veneti (il veronese Paolo Borchia, il trevigiano Gianantonio da Re, la veneziana Rosanna Conte, la padovana Paola Ghidoni che ha preso il posto della vicentina Mara Bizzotto), ma le previsioni sono di riconfermarne solo uno (Borchia è il candidato di bandiera), due sarebbe un miracolo. L’anno prossimo, poi, si vota per le Regionali: è vero che del terzo/quarto mandato si parlerà eventualmente dopo le Europee, ma è una possibilità che Fratelli d’Italia non pare voler sostenere. E senza Luca Zaia ricandidabile, nello scacchiere nazionale il Veneto finirebbe ai meloniani. Così si intersecano le preoccupazioni dei leghisti-zaiani tra l’altro finiti in minoranza in consiglio regionale sul fine-vita: il timore, specie dopo che Salvini ha detto che avrebbe votato contro il suicidio medicalmente assistito, è di “scomparire”. Ecco perché viene cullata la “folle idea” di uno strappo, una corsa in solitaria della Lega - meglio ancora della Lista Zaia - capace di catalizzare anche i voti di una fetta dell’elettorato di centrosinistra. Fantasie, visto che il governatore non si è mai messo contro il partito, anzi, alla politica ha sempre anteposto l’attività amministrativa. E poco importa se i meloniani non faranno “prigionieri”, non a caso da giorni a Palazzo Ferro Fini tiene banco la conversazione registrata alla buvette tra un leghista e un fratello: “Dì la verità che se non fosse stato per il tuo partito avresti votato per il fine vita”, “Io sono per la fine di Zaia”.
In questo scenario si inserisce l’ipotesi della “strana alleanza” di Roncade. Il vicesindaco di Treviso, Alessandro Manera (un fedelissimo del primo cittadino Mario Conte, a lungo indicato tra i papabili successori di Zaia in Regione), minimizza: «Simonetta Rubinato l’ho incontrata casualmente al bar, le ho solo chiesto se si candida a sindaco, ma era una cosa così, tanto per fare due parole, non sono io deputato a trattative elettorali, per quelle ci sono i segretari». Ma qualcuno alla nascita di un asse leghista-autonomista-progressista ci starebbe pensando. E non solo in chiave locale.
 

Ultimo aggiornamento: 16:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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