Veneto, boom di imprese digitali, crescita doppia della media Italia. Allarme Cgia: siamo al credit crunch, -55 miliardi di prestiti

Sabato 4 Novembre 2023
Veneto, boom di imprese digitali, crescita doppia della media Italia. Allarme Cgia: siamo al credit crunch, -55 miliardi di prestiti

MESTRE - Nel 2023 la crescita delle imprese artigiane digitali in Veneto è stata del 6,6%, performance che «doppia» il risultato dell'Italia (+3,3%). Il dato emerge dall'elaborazione di Confartigianato Veneto, su dati Unioncamere. Tra le regioni con almeno 500 imprese artigiane digitali, dietro al Veneto il più marcato dinamismo si registra in Lazio con +5,9%, Sardegna con +5,7%, Piemonte con +4,0%, Emilia-Romagna con +3,4% e Lombardia con +3,3%. Il crescente flusso degli investimenti delle imprese ha sostenuto l'intensificazione dei processi di digitalizzazione, generando una domanda che ha stimolato l'offerta nei settori dei servizi digitali creando valore aggiunto e alimentando la crescita del Pil. «L'innovazione tecnologica - sottolinea il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto - serve a esaltare il patrimonio di eccellenza e di competenze delle nostre aziende. È necessario sostenere questa loro propensione con il pieno coinvolgimento e la facile accessibilità alle misure alle misure previste per realizzare le transizioni digitali e green».

Negli ultimi cinque anni (terzo trimestre 2018-terzo trimestre 2023) le imprese artigiane venete dei servizi di informazione e comunicazione sono salite del 19,5% (da 1.209 a 1.445), in controtendenza rispetto al calo delle imprese artigiane totali (-4,7%).

Forte calo degli impieghi bancari 

 Tra l'agosto di quest'anno e quello del 2022 gli impieghi bancari vivi alle imprese italiane sono diminuiti del 7,7. In termini assoluti la contrazione è stata pari a 55,8 miliardi di euro. La stima è dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui «è ormai credit crunch». La riduzione alle realtà imprenditoriali con meno di 20 addetti - il 98% delle aziende in Italia - è stata dell'8,7%; quelle di dimensione superiore, invece, hanno subito un «taglio» un pò più contenuto, del 7,5%. Sarebbero tre, sempre secondo l'associazione, le cause di questa stretta creditizia, e molto legate tra loro: l'aumento dei tassi di interesse imposto dalla Bce in questo ultimo anno; la frenata del Pil nazionale, che ha provocato una flessione della domanda di prestiti; infine, le banche hanno meno liquidità a disposizione sia perché devono restituire alla Bce i fondi Tltro (altri 174 miliardi di euro entro settembre 2024), sia perché la raccolta è diminuita. «La combinazione di questi fenomeni - sostiene la Cgia - ha spinto molti istituti a "sacrificare" il credito più complicato, ovvero quello da erogare alle piccolissime imprese che, tendenzialmente, presenta costi di istruttoria relativamente più elevati e una gestione amministrativa molto laboriosa». Per evitare che tutto questo provochi una chiusura delle attività o, peggio ancora, che i titolari scivolino nella rete delle organizzazioni criminali, per la Cgia «è necessario che il Governo intervenga subito, rifinanziando il Fondo di Garanzia per le Pmi che era stato potenziato nel periodo del Covid. Grazie a questo strumento rivisitato, molti istituti di credito si troverebbero nelle condizioni di prestare i soldi senza correre alcun rischio di veder aumentare a dismisura le insolvenze. Ricordiamo - precisa la nota - che tra il marzo 2020 e il giugno 2022, per sostenere le Pmi colpite dall'emergenza pandemica il Fondo di Garanzia ha garantito oltre 256,8 miliardi di euro di prestiti» 

Impieghi, la situazione nelle Regioni

Tra le aziende con meno di 20 addetti, tra agosto 2022 e agosto 2023 la riduzione del credito è stata pari a 10,6 miliardi di euro (-8,7%). Attualmente, l'ammontare complessivo dei prestiti bancari erogati alle piccolissime imprese è di 111 miliardi di euro. La contrazione regionale più importante ha riguardato le realtà delle Marche (-11,1% pari a un valore assoluto di -421 milioni). Seguono quelle del Veneto (-10,2%, -1,3 miliardi), del Friuli Venezia Giulia (-10,1%, -265 milioni) e della Lombardia (-10,1%, -2,3 miliardi). Le situazioni meno critiche si sono verificate in Sardegna (-6,7%, -178 milioni), in Trentino Alto Adige (-6,4%, -515 milioni) e nel Lazio (-6,3 %, -481 milioni). A livello provinciale, le piccole realtà imprenditoriali più interessate dalla stretta creditizia sono state quelle di Bergamo (-13,1%, -328,5 milioni), Varese (-12,7%, -182,1 milioni), La Spezia (-12,5, -47,2 milioni), Lecco (-12,4%, -82,8 milioni), Ancona (-12,1%, -127,4 milioni), Isernia (-12%, -12,2 milioni) e Pesaro-Urbino (-11,9, -116,7 milioni). Le flessioni più contenute sono nella provincia di  Sud Sardegna (-5,1%, -20,3 milioni), Bolzano (-4,7%, -255 milioni) e Grosseto (-2,7%, -25,6 milioni). 

 

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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