Il virologo Palù: «Bambini Dai 6 ai 10 anni in aula senza mascherina»

Sabato 29 Agosto 2020 di Nicoletta Cozza
Il prof. Giorgio Palù
PADOVA - Osservazione. Attenzione. Monitoraggio dei focolai. E reintroduzione di una vecchia consuetudine, cioè la medicina scolastica. Sono questi i passaggi che Giorgio Palù, docente emerito dell’Università di Padova ed ex presidente della Società europea di virologia, ritiene necessari in vista della ripresa delle lezioni. È uno dei massimi esperti sull’argomento e di recente ha scritto un articolo scientifico, assieme al collega Mario Plebani, sulla diffusione del Coronavirus nel Veneto.

Professore, riaprono le scuole con le prescrizioni di mascherine, distanziamento e utilizzo di banchi con le ruote.
«Credo che invece andrebbe seguita la regola del buonsenso. I bambini dai 6 ai 10 anni non possono tenere le mascherine per 5-6 ore. E non lo dico solo io, ma già a maggio, in piena pandemia, lo aveva sostenuto pure l’Oms. Un uso improprio di tali presidi, può addirittura favorire i contagi. Un alunno in questa fascia di età, infatti, la leva, la appoggia in luoghi non sterili, la riprende, la mette nuovamente, e nel frattempo infila le dita in bocca, o nel naso. Per non parlare del rischio di stress respiratorio per l’infanzia. E lo stesso vale per i guanti, pure essi possono trasformarsi in veicolo di contagio se usati non correttamente».
Quindi, come si possono tutelare i più piccoli?
«Parlo ancora ricorrendo al buonsenso, e sostengo che magari dai 10 anni in su, diciamo alle medie e alle superiori, va imposto l’utilizzo della mascherina, ma prima no. Quanto al distanziamento in classe o sugli autobus, che senso ha se poi il pomeriggio gli studenti vanno al supermercato con i genitori, o a cena con i parenti, e possono quindi restare vicino a chiunque?».
Allora, quali devono essere le misure anti Covid?
«Bisogna attuare, e con rigorosità, controlli in presenza di focolai, intervenendo tempestivamente, imponendo la quarantena alle classi, o agli edifici, dove si sono sviluppati. Ripeto sino alla noia che vanno monitorati i cluster con l’effettuazione di tamponi e test sierologici in maniera capillare. E poi va tenuta presente la lezione che ci ha impartito la pandemia».
 E qual è?
«Che non si tratta di un problema clinico-assistenziale, perché quando arrivano in Rianimazione tanti pazienti sono ormai senza speranza, bensì di salute pubblica, e come tale va affrontato. Prevenzione, attenzione, preparazione e tracciabilità per risalire ai positivi, cioè alle sorgenti del contagio, sono le parole chiave. Per esempio, la Lombardia ha commesso un grave errore ricoverando tutti. Ora, invece che pensare alle degenze, sarebbe necessario attivare misure preventive, in primis ripristinando la medicina scolastica, come un tempo quando la sorveglianza era affidata appunto al medico scolastico che faceva effettuare le schermografie e altri accertamenti all’insorgere di determinate malattie. Riscopriamo, quindi, quello che era già stato inventato in passato».
Ma le classi che assetto dovrebbero avere?
«Intanto è inutile parlare di distanziamento se non c’è una sanificazione adeguata che non è semplice da effettuare. Ma significativo è ricordare che gli impianti di condizionamento, se non c’è immissione di aria dall’esterno, possono diffondere il virus. Nelle aule, invece, va continuamente cambiata l’aria e soprattutto deve entrare il sole, il virucida più efficace. Non dimentichiamo, come documenta la letteratura scientifica, che i bambini si ammalano pochissimo, che non sono contagiosi e che, essendo sani non presentando co-morbosità come arterie chiuse o ipertensione, non permettono al virus di crescere all’interno del loro organismo, in quanto l’infezione si risolve già a livello delle prime vie aeree, e non raggiunge altri organi, tanto meno i polmoni. In Francia hanno riaperto le scuole a giugno e non è successo nulla. In Germania ad agosto e hanno avuto sì dei casi, ma legati ai rientri, come sta avvenendo da noi».
 Intanto alcuni sanitari di famiglia si rifiutano di effettuare le analisi rapide sul personale scolastico. «L’operatività di chi è sul territorio è fondamentale e quindi va assolutamente potenziato il numero dei medici di base, affinché tutti siano messi nella condizione di poter fare senza problemi i test in ambulatorio.
Il Coronavirus è destinato a durare, ma non dimentichiamo che ha una mortalità del 3,4% in rapporto ai positivi al tampone, che scende sotto all’1% calcolando i sieropositivi. E il 90% dei positivi è asintomatico. Ora arriverà il vaccino influenzale e qui si torna a ruolo della medicina territoriale, perché è bene che tutti lo facciano, compresi i bambini, assieme a quello antipneumococco»
Ultimo aggiornamento: 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci