Ottantuno per cento: questa è quota di consenso che ottiene l'eutanasia presso l'opinione pubblica di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e provincia autonoma di Trento. Guardando alla serie storica di cui dispone l'Osservatorio sul Nordest, però, possiamo anche apprezzare come sia cambiato l'orientamento nel corso del tempo.
Con il crescere della popolarità, si è andata profilando anche un'altra, preziosa, caratteristica: la trasversalità. L'idea che una persona toccata dalla vita in maniera irreversibile e insostenibile possa decidere se e quando chiudere il proprio percorso, infatti, è patrimonio che riunisce, più che dividere. L'unico fattore che sembra porre qualche perplessità è quello religioso: tra quanti non vanno in Chiesa (91%) o vi si recano saltuariamente (85%) il sostegno verso l'eutanasia appare molto ampio, mentre coloro che frequentano assiduamente la Messa appaiono più divisi tra chi la ritiene legittima (48%) e quanti invece non la accettano (52%). Se, invece, consideriamo il fattore generazionale, vediamo che in tutti i settori il favore si mantiene largamente maggioritario: i valori più ampi, oscillanti tra l'84 e il 92%, sono rintracciabili tra i giovani e le persone di età centrale, ma lo stesso orientamento raggiunge il 73% tra gli adulti (55-64 anni) e si attesta al 66% tra gli anziani.
LA POLITICA
Vediamo, infine, l'influenza della politica. Anche in questo caso, il tratto più spiccato è quello della trasversalità. A ritenere giusto che un paziente incurabile e sofferente possa chiedere di essere aiutato a morire è l'88% degli elettori del Partito Democratico e il 79% di quelli della Lega; l'86% dei sostenitori di Forza Italia e l'83% di chi guarda al Movimento 5 Stelle; l'80% di chi voterebbe per Fratelli d'Italia e il 92% di quanti si rivolgerebbero ai partiti minori. Domani, a Modena, inizierà il XIX Congresso dell'Associazione Luca Coscioni: Filomena Gallo e Marco Cappato spiegano che si tratta di un ritorno alle origini «per rivendicare la difesa di una vita non come mera funzione biologica, ma come esigenza insopprimibile di libertà, da supportare e difendere con tutti gli strumenti che il metodo democratico, scientifico e nonviolento mettono a disposizione». L'ultima autodenuncia è dello scorso agosto: Cappato ha accompagnato in Svizzera Elena, signora veneziana malata terminale di tumore che aveva scelto il suicidio assistito. Lui rischia fino a 15 anni di reclusione. Ma oggi, ad essere già imprigionata davvero: è la libertà di scelta.