Elezioni, caos riconteggi mai visto, il Tribunale "raddoppia" i voti. E Zaia fa ricorso

Giovedì 8 Ottobre 2020 di Alda Vanzan
Il Consiglio regionale uscente del Veneto a palazzo Ferro Fini
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VENEZIA Roberta Vianello, la zaiana esclusa dal consiglio regionale del Veneto perché il seggio è stato assegnato a Erika Baldin del Movimento 5 Stelle, sta preparando il ricorso al Tar, sostenuta dal governatore Luca Zaia e dalla Lega. Nel frattempo a Palazzo Ferro Fini si stanno attendendo i nuovi riconteggi dal Tribunale di Padova dove è stato ammesso lo svarione delle preferenze, tutte incredibilmente raddoppiate. Ma se ci sarà un nuovo documento sui voti personali dei consiglieri padovani, si dovrà aspettare anche un nuovo verbale da parte della Corte d'appello visto che in quello trasmesso ieri sono riportate le preferenze erroneamente lievitate di Roberto Marcato, Fabrizio Boron, Vanessa Camani, eccetera? E siamo sicuri che il seggio tolto alla lista Zaia Presidente per essere assegnato al M5s non faccia scattare una revisione di tutti gli altri seggi?
Con tutti questi interrogativi, a Palazzo Ferro Fini si è deciso di muoversi con la massima cautela, motivo per cui il presidente uscente Roberto Ciambetti non ha ancora convocato la prima seduta dell'assemblea legislativa, quella che vedrà l'elezione dell'ufficio di presidenza. Dalla data di proclamazione degli eletti - il 6 ottobre - la legge assegna 10 giorni di tempo per convocare il consiglio che quindi deve riunirsi entro venerdì 16. Già esclusa l'ipotesi di lunedì 12: la convocazione deve arrivare ai neo eletti proclamati con almeno 5 giorni di anticipo senza contare il giorno della spedizione dell'avviso. E ieri, appunto, non è partita alcuna convocazione.
IL VERDETTO A tenere banco è l'accoglimento da parte dell'Ufficio centrale regionale presso la Corte d'Appello di Venezia (presidente Francesco Giuliano, componenti Mariagrazia Balletti e Fabio Laurenzi, esperti Piero Andrea Breda, Virginia Esposito, Valentina Sordob, Michele Zanella) della memoria presentata dal M5s secondo cui la soglia del 3% da superare per entrare in consiglio regionale può anche essere quella del candidato presidente nel caso sia sostenuto da un'unica lista. In Veneto la lista del M5s ha preso il 2,69%, il candidato presidente Enrico Cappelletti il 3,25%. La legge elettorale regionale parla di soglia di sbarramento per la lista, non per il presidente, ma i magistrati hanno dato un'altra interpretazione della norma, opposta rispetto ai precedenti. La loro decisione finale: Nel determinare la cifra elettorale di ciascun gruppo di liste, ai fini della verifica del superamento della soglia di sbarramento del 3%, nel caso di candidati alla carica di Presidente collegati ad un'unica lista, ai voti di lista sono stati sommati i voti validi espressi esclusivamente a favore del candidato alla carica di Presidente.
CARTE BOLLATE Un verdetto che sarà impugnato. «Ci sono molti aspetti che sono degni di contestazione e osservazione, lo si farà in maniera ufficiale», ha detto il presidente della Regione, Luca Zaia. Quanto al seggio tolto alla lista Zaia Presidente e attribuito al M5s, il governatore ha detto chiaramente di non essere d'accordo: «Noi siamo convinti che la conta dei voti doveva essere fatta in un'altra maniera, quindi annunciamo che ci sarà da parte dell'interessata (Roberta Vianello, ndr) il ricorso al Tar. Mi hanno detto che forse si può chiedere anche la sospensiva. Secondo l'Osservatorio elettorale del consiglio regionale, tra l'altro, non c'è dubbio sull'interpretazione della norma. Se passa questo principio allora vorrebbe dire che non c'è più la soglia di sbarramento in Veneto. Io se fossi tra coloro che hanno preso meno del 3 per cento farei ricorso a questo punto».
Dall'Osservatorio elettorale del Veneto, il politologo Paolo Feltrin osserva: «La norma in questione è presente fin dal 1995 nella legge nazionale e poi dal 2010 quando è stato riconosciuto alle Regioni la possibilità di adottare propri sistemi elettorali. E tutte le Regioni hanno ripreso la doppia soglia, 5% per le coalizioni, 3% per le liste. Altrimenti perché mettere due soglie?». Giusto o non giusto il verdetto della Corte d'appello? Dice Feltrin: «Finora in tutta Italia i Tar hanno interpretato la legge secondo la soglia del 3% per la lista. La Corte d'Appello ha citato una sentenza della Consulta, ma ha omesso la parte di quella sentenza che parla delle soglie. Improvvisamente, dunque, c'è un'altra interpretazione. Ne abbiamo due e la domanda è: qual è quella giusta?».
 

Ultimo aggiornamento: 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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