«Criminalità pervasiva in Veneto come in Sicilia». La GdF stringe le maglie. Il nuovo comandante arriva da Palermo: «Organizzazioni presenti nel tessuto sociale»

Sabato 22 Ottobre 2022 di Nicola Munaro
Criminalità pervasiva in Veneto come in Sicilia
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Prima erano solo episodi singoli. Poi - nel Veneto dell'ora et labora - gli episodi hanno iniziato a riprodursi, sempre più, svelati dalle inchieste delle procure e delle forze dell'ordine. E allora anche quel muro di pudore è dovuto crollare di fronte al dato di fatto che ormai, quando si ragiona di criminalità organizzata di stampo mafioso, in Veneto non si parla più di infiltrazioni ma di presenza stabile.


LA SOMIGLIANZA
L'ha messo nero su bianco qualche settimana fa il rapporto semestrale fatto in Parlamento dalla Direzione investigativa Antimafia, l'ha in qualche modo ribadito e sottolineato ieri il nuovo comandante regionale del Veneto della guardia di finanza, il generale di divisione Riccardo Rapanotti.

Nel raccogliere l'eredità del generale di divisione Giovanni Mainolfi (negli ultimi quattro anni numero uno delle fiamme gialle in Veneto), il generale Rapanotti ha richiamato la sua esperienza da comandante regionale della Sicilia e nel suo discorso programmatico nella caserma Piave di Venezia, ha tracciato la rotta da seguire: «L'obiettivo è portare qui i frutti dell'esperienza a Palermo». Somiglianze quindi tra la Sicilia e il Veneto? Una soprattutto, «l'inabissamento della criminalità economica nel tessuto sociale. Il Veneto è un territorio ricco e questo attira le organizzazioni criminali», ha spiegato Rapanotti. Come a dire che la presenza mafiosa è sottotraccia e si innerva nascondendosi tra gli affari leciti. Ecco che quindi in un periodo storico nel quale si incrociano i fondi Pnrr e i lavori per le olimpiadi di Cortina nel 2026, il lavoro della finanza sarà concentrato a scandagliare ogni appalto. «Sul Pnrr - aggiunge il comandante veneto - siamo abbastanza tranquilli perché è un sistema a maglie strette fin dall'accesso ai fondi, noi comunque controlleremo ogni cosa. E lo stesso sarà anche per le opere legate alle prossime olimpiadi invernali».


L'ANALISI DI DATI
Un lavoro in linea con quello introdotto dal generale Mainolfi e ripercorso ieri, durante la cerimonia del passaggio di consegne. «Grazie all'incrocio di dati e ai sistemi di intelligenza artificiale sviluppati nel periodo della pandemia - ha spiegato il generale uscente - è stato possibile scoprire fallimenti, truffe legate alle criptovalute e operazioni mafiose prima che si inabissassero e si legassero ad affari leciti, fagocitando tutto. È stato aperto un tavolo permanente sul fenomeno ed è stato imposto anche un cambio culturale con il quale affrontare la stagione del Pnrr e di importanti appalti».


TENTACOLI OVUNQUE
La Piovra ha individuato obiettivi precisi, quelli dove i soldi girano con più facilità. Scrive la Dia, parlando al Parlamento, che da tempo Cosa nostra e le famiglie della malavita palermitana «riciclavano capitali attraverso investimenti immobiliari soprattutto a Venezia». Ancora «più di recente sarebbe stato confermato il forte interesse delle consorterie palermitane a infiltrarsi nei canali dell'economia legale attraverso la commissione di rilevanti frodi fiscali» e «tra i principali interessi della criminalità anche al di fuori dall'ambito mafioso vi siano i tentativi di infiltrazione nel tessuto economico-produttivo soprattutto attraverso la commissione di reati economico finanziari di truffe finalizzate all'indebito ottenimento di contributi pubblici». Ma non c'è solo Venezia, dove un anno fa è stato sventato il tentativo di resurrezione della Mala del Brenta, o il maxi-processo a Luciano Donadio e al suo clan, costola dei casalesi e radicato nel Veneto orientale. Le inchieste che si sono susseguite nel tempo documentano una distribuzione variegata delle organizzazioni da Padova a Verona, da Vicenza a Rovigo. Sono presenti anche la criminalità pugliese e campana, quest'ultima attiva «sul territorio soprattutto nel settore degli stupefacenti e nel riciclaggio», nonché «gruppi di matrice etnica in prevalenza albanesi, nigeriani, romeni e bulgari. E poi la ndrangheta nel Veronese, interessata al ciclo dei rifiuti e - come svelato nei giorni scorsi - capace di mettere mano anche sui lavori della Fondazione Arena di Verona.


ECONOMIA PULITA
«Un'economia drogata dalla delinquenza e dall'infiltrazione malavitosa è un'economia che non è più libera e non permette più di poter progredire e investire. La vera sfida del futuro è fare fronte comune contro la criminalità organizzata» ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia, presente al passaggio di consegne in Finanza.

Ultimo aggiornamento: 17:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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