Covid, adesso in Veneto a infettare è "Cerberus"

Mercoledì 4 Gennaio 2023 di Alda Vanzan
Covid, adesso in Veneto a infettare è "Cerberus"

LEGNARO (PADOVA) - «L'unica preoccupazione sul Covid che arriva dalla Cina è che non abbiamo informazioni: ci preoccupa il non sapere.

Per il resto, le varianti che circolano in quel paese sono le stesse che abbiamo qui, quindi da questo punto di vista non siamo preoccupati». Da Legnaro è il direttore dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), Antonia Ricci, con i suoi dirigenti Alice Fusaro, Gioia Capelli e Calogero Terregino, a tranquillizzare i veneti: se anche la nuova ondata di coronavirus che ha colpito la Cina dovesse arrivare dalle nostre parti, visto che il governo di Pechino ha riaperto tutto d'un botto («Una follia»), non si temono gravi ripercussioni: è vero che ci sono sottovarianti di Sars-CoV-2 più resistenti e che per queste «il vaccino funzionerà un po' meno», ma comunque «il vaccino ci difende dalle forme più gravi».


IL BILANCIO
Dal Covid all'aviaria fino al virus West Nile, ieri è stato fatto il punto sull'attività svolta nel 2022 dall'IZSVe, l'Istituto competente per Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trento, Bolzano che fa parte di una rete di dieci Zooprofilattici distribuiti su tutto il territorio italiano. Ma soprattutto è stata ribadita la necessità di puntare sulla salute unica e cioè, come ha sottolineato la dottoressa Ricci, «garantire la salute delle persone attraverso la salute degli animali e dell'ambiente», visto, tra l'altro, che molte malattie vengono amplificate dai cambiamenti climatici. «Alcuni paesi, come Francia e Germania - ha detto il direttore dell'IZSVe - hanno investito molto in centri di contrasto alle pandemie integrando le competenze sanitarie, veterinarie e ambientali, ma invece in Italia ancora non ci siamo. La pandemia di Covid-19, l'influenza aviaria e la West Nile ci hanno insegnato che il contrasto alle malattie infettive è possibile solo con un approccio integrato One Health». Amarezza anche per come il ministero della Salute non ha considerato il settore veterinario nel riparto dei fondi del Pnnr, destinando solo lo 0,32% degli stanziamenti sanitari. «Un atteggiamento miope delle nostre istituzioni», ha detto Ricci. Fortunatamente è andata meglio sul fronte della ricerca.


SARS-COV-2
Per quanto riguarda la Sars-CoV-2, in Veneto oggi circola per il 100% la variante Omicron con la sottovariante BA.5 predominante al 90%. In crescita la sottovariante BA.2, responsabile del 9% delle infezioni; in calo la BA.4. A metà dicembre in Veneto sono stati identificati 50 diversi tipi di sottovarianti: la BQ.1 (Cerberus) è raddoppiata nell'ultimo mese ed è stata causa del 58% dei contagi; la BA.2.75 (Centaurus) risulta in crescita (+6% per circa l'8% di infezioni) e da quest'ultima è derivata una nuova sottovariante più resistente ai vaccini. Sotto osservazione la sottovariante XXB Gryphon con 4 casi accertati in Veneto, mentre non risulta nella regione (ma in Lazio e Umbria sì) la presenza della XBB.1.5 che tanto sta preoccupando in America, soprattutto nello Stato di New York dove sarebbe causa del 40,5% delle infezioni.


AVIARIA E WEST NILE
Se la stagione epidemica 2021-2022 ha visto la più grande epidemia di aviaria finora osservata in Europa con 2.520 focolai nel pollame e 50 milioni di uccelli abbattuti, non è andata meglio con la West Nile: il Veneto è l'unica regione in cui la circolazione di questo virus non si è mai arrestata dal 2008 ad oggi con contagi anche sugli uomini (circa 500) e alcuni decessi. Ecco perché l'IZSVe insiste per un approccio unico.
 

Ultimo aggiornamento: 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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