Coronavirus. I ristoranti ora chiudono come in tempo di guerra. Cipriani: «Responsabili»

Mercoledì 11 Marzo 2020
I ristoranti ora chiudono come in tempo di guerra. Cipriani: «Responsabili»
VENEZIA Chiude l'Italia, anche quella della ristorazione, vanto ed eccellenza del nostro Paese. Si spengono le insegne, le luci, le voci e i fuochi. Dalla base alla cima della piramide, dagli stellati alle trattorie. Massimo Bottura, da Modena, annuncia la chiusura delle sue attività compreso il tre stelle Michelin, l'Osteria Francescana, miglior ristorante al mondo per due anni almeno fino al 3 aprile: «Una scelta etica e di responsabilità dice Bottura -, a scopo precauzionale, nel rispetto dei clienti, del personale, e della situazione».

Chiude il Florian: «Ci scusiamo con i nostri clienti, ma ci sta a cuore la vostra salute»

Chiudono per virus anche le cucine di Milano: in una lettera al presidente del Consiglio, al Governatore della Lombardia, al ministro della Salute e al Sindaco, cento ristoratori lo spiegano parlando di senso di responsabilità di fronte all'emergenza, ma chiedono anche misure di aiuto, dall'istituzione di un fondo alla cassa integrazione in deroga per tre mesi, dalla sospensione degli oneri tributari alla moratoria per il credito bancario, fino allo stop delle bollette.
 
Venezia è sulla stessa linea, con poche eccezioni: «Mi fermo perché la stragrande maggioranza dei nostri clienti non può più raggiungerci» annuncia Arrigo Cipriani. Ed è la seconda volta nella sua lunga storia che l'Harry's Bar (70 dipendenti a libro paga) si ferma per cause di forza maggiore: la precedente fu durante la seconda guerra mondiale, quando i locali vennero confiscati e trasformati in mensa per i militari.

Una strada percorsa, a Venezia, da gran parte della ristorazione di qualità, compresi gli aderenti all'Associazione della Buona Accoglienza (qualcosa come 200 dipendenti), ma anche dal numero uno dei Take Away del centro storico, Acqua e Mais, per una scelta orientata dall'idea che «se tutti fanno la loro parte ne usciremo» scrive Alvise Tiozzo.

E la galassia Alajmo? «Si fermano i ristoranti gastronomici, Quadri, Calandre, Montecchia fa sapere Raffaele Alajmo -. Vanno avanti il Calandrino a Rubano e, a Venezia, Amo al Fondaco dei Tedeschi, il Quadrino e il Caffè in piazza San Marco, dove abbiamo organizzato il plateatico in modo da rispettare le distanze e dare la possibilità a tutti di rilassarsi in totale sicurezza davanti allo spettacolo della piazza più bella del mondo che, come dice mia figlia Sofia, adesso è come di notte ma col sole. Per quanto, se dovessimo guardare i numeri, chiuderemmo domani mattina. Proponiamo menu a prezzi particolari e anche un servizio per asporto, con piatti semplici come Melanzane alla Parmigiana, Lasagne alla bolognese, Faraona arrosto, da prenotare».

In Friuli si ferma il due stelle Michelin Agli Amici, «osservo lo spaventoso lavoro di medici e infermieri, e penso che anche noi dobbiamo fare la nostra parte» dice Emanuele Scarello. Fra etica e in molti casi - l'obiettiva insensatezza economica di proseguire, la decisione di fermarsi è un'onda che va dallo stellato Rio San Martino di Scorzè, nel Veneziano («Un modesto esempio di senso civico» spiegano Raffaele Ros e la moglie Michela) alla trattoria dal Pupi di Treporti (Ve) dove Lucia Zanella, a pochi giorni dalla riapertura dopo la pausa invernale, avverte: «Resteremo a casa per due settimane». Mentre, sempre a Jesolo, Chiuso per ferie a tutela della salute pubblica è il cartello esposto da Omar, tempio della cucina di mare.

Invece a Calalzo di Cadore, Livio Mancini, titolare di El Gringo, una delle migliori e più citate dalle guide specializzate fra le pizzerie venete, ha previsto la consegna a domicilio: «I clienti possono chiamarci, ordinare, magari dopo avere consultato il menu sul nostro sito, e noi gliela recapitiamo direttamente a casa».
Si fermano, nel Padovano, fra gli altri, anche i 13 ristoranti aderenti all'associazione Le Tavole Tauriliane, che raggruppa le insegne di Torreglia, nella Food Valley dei Colli Euganei. Spiega il presidente Nicolò Lionello: «Fino a qualche giorno fa invitavamo la gente ad uscire, oggi dobbiamo ammettere che la situazione si è rapidamente deteriorata».

Nel cuore di Treviso, il Med, in pieno quartiere Latino, punta sull'asporto: «Saremo aperti per pranzo, ma offriamo ai clienti la possibilità di consumare a casa i nostri piatti» spiega Andrea Finato. Si fermano invece Noir, a Ponzano Veneto («decisione inevitabile anche se devastante, soprattutto per un'attività ancora in fase di rodaggio come la nostra» dicono Rocco Santon e Nicola Cavallin) e lo storico Tre Panoce a Conegliano Veneto: «Scelta difficile ma necessaria» taglia corto Tino Vettorello.

Fra chi tiene botta, in Friuli, anche due trattorie di eccellenza, Ai Cacciatori a Cavasso Nuovo (Pn) e da Nando a Mortegliano (Ud): «Sperando che vengano garantiti al più presto degli ammortizzatori, perché qui rischia di andare in fumo tutto, la nostra storia e la vita di molte famiglie» sospira Ivan Uanetto.
Ultimo aggiornamento: 11:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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