Covid, ecco quanto è costato al Veneto: 230 milioni che la Regione aspetta da Roma

Lunedì 15 Giugno 2020 di Angela Pederiva
Covid, ecco quanto è costato al Veneto: 230 milioni che la Regione aspetta da Roma
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VENEZIA Il conto sanitario dell'epidemia Covid-19 ha raggiunto quota 230 milioni in Veneto. Solo per gli acquisti già contabilizzati da Azienda Zero, sono stati spesi circa 178 milioni per materiali e servizi: dai dispositivi di protezione agli strumenti di diagnosi, dai disinfettanti alle attrezzature. Denari che per il momento lo Stato ha solo parzialmente ristorato e che la Regione ha intanto anticipato, così da pagare i fornitori, in attesa poi di ricevere la copertura complessiva: «Per questo stiamo portando avanti il confronto con il Governo, è una questione che interessa tutta Italia», sottolinea Gianluca Forcolin, assessore regionale al Bilancio.

SOMMA URGENZA
Si tratta delle procedure espletate in somma urgenza, sulla base del primo decreto adottato dal governatore Luca Zaia in qualità di soggetto attuatore per la gestione dell'emergenza, il quale dispone di «garantire la continuità nell'erogazione dei servizi pubblici essenziali assicurando, al contempo, la salute dei cittadini, dei pazienti e del personale sanitario», dunque di provvedere «all'approvvigionamento dei beni e servizi necessari». Trattandosi di esborsi imprevisti, il direttore generale Patrizia Simionato precisa che le spese «non trovano copertura nelle linee di budget di cui al Bilancio economico preventivo 2020». Osserva l'assessore Forcolin: «È come quando si verifica una frana: di fronte al disastro, non si può aspettare che arrivino gli indennizzi in cassa, prima di chiamare l'escavatore a rimuovere i detriti. Ecco, è successo lo stesso con il Coronavirus. Intanto anticipiamo i soldi e compriamo quello che serve, per curare i malati e proteggere le persone. Ma poi contiamo di ricevere il ristoro totale, al di là dei 114 milioni ottenuti a marzo in favore del Fondo sanitario regionale, altrimenti è evidente che il nostro bilancio salta».

BENI E SERVIZI
Il primo elenco di beni e servizi già incamerati dalla centrale acquisti ammonta a 155.463.088,66 euro, Iva compresa, anche se la spesa potrà subire una riduzione per effetto delle disposizioni con cui l'Agenzia delle Dogane ha ammesso «all'esenzione dai dazi doganali e dall'Iva le importazioni di merci, necessarie a contrastare l'emergenza da Covid-19, effettuate da o per conto di organizzazioni pubbliche». Ad ogni modo la lista include uno sterminato elenco di materiali di consumo, dettagliati per prezzo, data dell'ordine e fornitore: antisettici e disinfettanti per superfici, bracciali di diversi colori per identificare i pazienti, calzari, camici impermeabili per i sanitari e in tessuto-non-tessuto per i visitatori, cuffie, sistemi diagnostici per le indagini molecolari, lancette pungidito, microcentrifughe, provette, reagenti, tamponi, sacchetti portacampioni, test rapidi, test sierologici per la donazione del plasma, gel igienizzante, guanti, mascherine di tutti i tipi (chirurgiche, Ffp2 e Ffp3, non ospedaliere), occhiali, tute protettive, visiere. Sono contemplate anche le prestazioni di supporto legale, nonché di sdoganamento, trasporto e spedizioni internazionali, visto che parecchia merce è stata comprata nei mercati di mezzo mondo.
Il secondo elenco riguarda invece attrezzature e accessori, per un esborso complessivo di 22.333.666,23 euro. In questo caso si tratta di letti (da degenza e da terapia intensiva) con i relativi materassi e le aste per sollevare i malati, microscopi, monitor, centrali di monitoraggio, pompe, strutture di biocontenimento come le tende allestite nella semi-intensiva dell'ospedale di Schiavonia, sistemi analoghi ma per il trasporto dei pazienti in ambulanza, umidificatori, colonnine per disinfettante, termoscanner, ventilatori polmonari e caschi per la ventilazione assistita.
Ultimo aggiornamento: 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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