​Confindustria, la sfida a 5 per il presidente e il Veneto (diviso) al bivio

Per Orsini il maggior numero di voti. Carraro pro Garrone. Destro impegnato a trovare l'unità

Sabato 27 Gennaio 2024 di Luigi Rebecchi
Confindustria, la sfida a 5 per il presidente e il Veneto (diviso) al bivio

Decisivo ago della bilancia o, ancora una volta, gigante indebolito dalle divisioni interne? Mentre si avvicinano le settimane cruciali per la scelta del nuovo presidente degli imprenditori italiani destinato a il prendere il posto di Carlo Bonomi, il mondo confindustriale veneto cerca di trovare una difficile unità di intenti che gli consenta di far pesare i propri voti e la propria influenza nei nuovi equilibri che si andranno a definire per Viale dell'Astronomia.


Ai nastri di partenza ci sono, per ora, cinque candidati. In prima fila c'è il nome di Emanuele Orsini, emiliano, imprenditore del legno, accreditato di un robusto pacchetto di consensi. A debita distanza ci sono: Alberto Marenzi, mantovano e ritenuto il candidato più in continuità con l'uscente Bonomi; il ligure Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e il varesino Giovanni Brugnoli. A questi pretendenti si è aggiunto un nome noto e pesante come quello di Edoardo Garrone, erede della dinastia ligure del petrolio e presidente del quotidiano confindustriale Il Sole 24 Ore, che si sta muovendo attivamente da qualche settimana, ma il cui reale peso, in termini di consensi, non è ancora chiaro: il più volte annunciato appoggio della potente Assolombarda non si è infatti ancora concretizzato.

Dunque in gara ci sono tre imprenditori (Orsini, Marenghi e Brugnoli) espressione del vasto mondo della piccola-media impresa e due che provengono invece alla realtà delle "grandi" aziende (Gozzi e Garrone).


PACCHETTO
A chi andranno o come si divideranno i circa 20 voti, un pacchetto particolarmente importante in termini numerici (vale oltre il 10%), di cui dispone il Veneto? Il tema che agita le territoriali e il mondo confindustriale nordestino è questo. Ed è lontano da una soluzione condivisa e unitaria. L'esplorazione del presidente veneto Enrico Carraro che si era fatto affidare un mandato dal consiglio direttivo regionale per valutare le possibilità di una candidatura veneta (la sua, in realtà) alla presidenza nazionale si è conclusa con la presa d'atto che Carraro non disponeva dei voti necessari per scendere in gara e, alla resa dei conti, neppure del consenso di diverse territoriali venete. Ciò non significa che l'imprenditore padovano esca di scena dalla contesa. Dopo essere stato uno dei più convinti fautori della discesa in campo dei cosidetti "grandi" (come appunto Gozzi e Garrone), Carraro potrebbe giocare la partita a fianco proprio di Garrone.


SOSTEGNO
Una prospettiva che, tuttavia, non gode dei favori e del sostegno di pezzi importanti delle territoriali venete. E di ciò si ha avuta una prima eco durante la riunione del direttivo regionale di qualche sera fa, soprattutto nell' appassionato intervento di Lorraine Berton, presidente di Confindustria Dolomiti. E ancora di più dopo l'intervista rilasciata ieri dallo stesso Carraro a Repubblica in cui il presidente veneto, pur senza mai citarli, ha stroncato con espressioni molto nette («Serve un imprenditore a tutto tondo, un leader, ci sono invece candidature che per dimensioni aziendali non rispondono alle necessità degli imprenditori») le candidature dei "piccoli" Orsini, Marenghi e Brugnoli, suscitando l'irritazione di molti imprenditori locali che, come i tre candidati, appartengono al mondo delle Pmi e rappresentano la stragrande maggioranza degli iscritti di Confindustria in Veneto.


Ma il principale nodo da sciogliere nella partita veneta è probabilmente la posizione che verrà assunta da Confindustria Veneto Est, di gran lunga la principale delle territoriali che riunisce Padova, Treviso, Venezia e Rovigo e che, con 8 voti, è seconda solo ad Assolombarda come peso elettorale. In Veneto Est la situazione è ancora piuttosto fluida o come dice qualcuno, «abbastanza ingarbugliata». Alcuni punti fermi però ci sono: la candidatura Orsini gode dell'appoggio del vice presidente veneziano Vincenzo Marinese e di Rovigo e potrebbe contare già su alcuni degli 8 voti espressi dall'associazione. Sul fronte opposto, seppur in ordine sparso, c'è invece la componente trevigiana, in rotta con Orsini soprattutto a causa dei problemi anche legali sorti tra la Federlegno, capeggiata dal trevigiano Claudio Feltrin, e la Confindustria nazionale.


EQUILIBRIO
Impegnato a trovare un punto di equilibrio c'è il presidente Leopoldo Destro, padovano e figura-chiave di Veneto Est, a cui molti pronosticano anche un futuro di vertice nella Confindustria nazionale. Destro si sta muovendo avendo come principale obiettivo l'unità della sua associazione, risultato di un lungo ma efficace processo di unificazione di quattro province. Scongiurare fratture, che riproporrebbero seppur in forme diverse le divisioni del passato, è il mantra di Destro, consapevole del fatto che una rottura su un tema come quello della presidenza nazionale avrebbe conseguenze serie sugli equilibri presenti e futuri di Veneto Est e ne indebolirebbe anche la forza dentro il sistema Confindustria di seconda territoriale italiana. Si aprirà meglio nelle prossime settimane se Destro riuscirà o meno nel suo intento.


Nel frattempo, sempre sul fronte Nordest, Orsini dovrebbe contare anche su un pezzo importante di Friuli Venezia Giulia: quello maggioritario che fa capo a Confindustria Alto Adriatico (Pordenone-Gorizia-Trieste) guidata da Michelangelo Agrusti, confindustriale di lungo corso e favorevole al fronte dei cosiddetti "piccoli". Ma anche i friulani sono divisi: l'altra associazione, quella di Udine, sembra infatti orientata a sostenere un big tra Gozzi e Garrone.

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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