Il "giallo" dei test sierologici privati: i medici rifiutano di prescriverli ai pazienti

Giovedì 11 Giugno 2020 di Marco Agrusti
Un test sierologico
PORDENONE - C’è un dettaglio, un cavillo ma di importanza cruciale, che rischia di mandare in corto circuito il neonato sistema di monitoraggio basato sui test sierologici effettuati nei laboratori privati. È contenuto nella delibera della giunta regionale che ha concesso la possibilità anche alla sanità privata condizionare di avviare l’attività di prelievo: a prescrivere l’esame, infatti, dev’essere il medico di fiducia (così recita il documento) o il medico dell’azienda nel caso del ricorso al test da parte del datore di lavoro. Il professionista, si legge sempre nella delibera, prescrive l’esame «in base alla valutazione clinica di malattia pregressa» del paziente. Un passaggio che già in molti casi sta provocando un blocco degli esami, perché alcuni medici pordenonesi hanno scelto di non prescrivere il test sierologico a richiesta. Il motivo? Se non c’è evidenza di una malattia pregressa, allora la prescrizione non è automatica. 
IL NODO
Il paziente dichiara di aver avuto tosse e febbre (e il medico che lo segue ne è a conoscenza)? Allora scatta la “ricetta”. Altrimenti il via libera è a discrezione del professionista. Si parla in questo caso dei test richiesti da privati cittadini al di fuori dell’ambito lavorativo, cioè di tutte quelle persone che desiderano sapere se sono entrate o meno in contatto con il Covid-19. Il percorso, come si è appena visto, non è scontato e anche per questo la macchina funziona a scartamento ridotto. 
LA SPIEGAZIONE
La delibera della Regione è diventata un caso, oggetto di un incontro andato in scena tra i medici di base (accompagnati dalle rappresentanze sindacali) e le aggregazioni territoriali. Per tutti ha preso la parola il presidente provinciale dell’Ordine dei medici, Guido Lucchini: «I medici vogliono essere alleati dei propri pazienti - ha detto - e avere il tempo per ascoltarli e prenderli in cura nel percorso assistenziale. Non è pertinenza del medico rilasciare richieste in libera professione (su carta bianca) per una motivazione che non è legata alla cura del paziente. Inoltre desideriamo evitare la formazione di assembramenti nei nostri studi, magari causati dai pazienti che si ammassano per richiedere il test sierologico». 
Ma la partita si gioca anche su un altro campo, quello del ping-pong tra sanità pubblica e privata. «Le prestazioni legate ai test sierologici - fa notare Lucchini - non saranno erogate dal servizio sanitario regionale ma saranno a carico dei privati cittadini o dei datori di lavoro. Perché il medico dovrebbe prescrivere il test ai privati che vogliono pagarlo in un qualsiasi laboratorio privato accreditato e che non c’entra nulla con il servizio pubblico? Perché il cittadino deve andare da un medico a farsi prescrivere un test sierologico se decide di farselo in forma privata?». Domande che aprono un caso. 
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