Sanità in Fvg. Visite private, rimborsi impossibili per i cittadini. Riccardi: «Servono procedure più semplici»

Sabato 20 Gennaio 2024 di Antonella Lanfrit
Sanità in Fvg. Visite private, rimborsi impossibili per i cittadini

«Sono molto d'accordo: ci vogliano tre lauree per attivare queste procedure, che perciò vanno snellite. Nei modelli 2024 opereremo per ulteriori semplificazioni». L'assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, ha riconosciuto così il problema che hanno sollevato i consiglieri d'opposizione Dem Nicola Conficoni e Manuela Celotti in commissione Salute presentando un'interrogazione per avere chiarezza sulla situazione dei rimborsi previsti da una legge regionale del 2009 per quanti sono costretti a rivolgersi al sistema privato per avere garantiti i tempi previsti per alcune prestazioni che dovrebbe dare il servizio sanitario pubblico. Riccardi non ha nascosto il numero esiguo di tali rimborsi, riconoscendo: «La casistica di ritorno rispetto alla domanda di diritto ha sicuramente un'istanza inferiore in rapporto al fenomeno, perché il cittadino fa fatica a fare tale domanda o non la fa».


I DETTAGLI
Un riconoscimento del problema che non ha comunque soddisfatto gli interroganti, perché «dopo sei anni di gestione l'assessore dice che bisogna cambiare tutto per spingere verso il privato, anziché fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per salvare la sanità pubblica», ha replicato Conficoni, sostenendo che il primo nodo da affrontare è quello di «favorire le assunzioni, poiché è per la carenza di personale che le liste di attesa di allungano».

La questione è sorta perché le legge regionale del 2009 prevede che i cittadini possano essere rimborsati delle spese che sostengono per una prestazione in una struttura privata escluso il ticket se vi devono ricorrere perché il sistema pubblico e il privato convenzionato non riescono a dare risposta entro i termini massimi stabiliti per quella tipologia di prestazione. Senonché, l'iter per poter accedere a tale rimborso è tale da scoraggiare i cittadini che, per altro, spesso neppure sanno di avere questa opportunità. Perciò, hanno sostenuto all'unisono Conficoni e Celotti, occorre «affrontare seriamente la questione dei rimborsi, previsti per legge ma che poi nel concreto sono difficilmente richiedibili e ottenibili. Serve una semplificazione della procedura hanno sostenuto e una campagna di informazione dei cittadini, che devono essere supportati nella fruizione di questa possibilità». In commissione consiliare, hanno concesso al Governo regionale, «l'assessore Riccardi ha ammesso che i rimborsi sono praticamente a zero e si è impegnato a intervenire sul problema. Vigileremo hanno sottolineato perché questo venga fatto».


IL NODO
Riccardi, infatti, ha riassunto la quantità di domande e rimborsi gestiti come «troppo poco». Perciò, ha ribadito, «è mia cura insistere perché nei modelli 2024 si giunga a un'ulteriore semplificazione di un iter che anch'io considero troppo farraginoso. Auspicando ha aggiunto l'assistenza del sistema informativo, che è uno dei veri grandi nodi del sistema». L'assessore ha anche spiegato che «è già stata fatta un'attività di sensibilizzazione» a livello delle Azienda sanitarie. Per quanto riguarda le liste d'attesa, nelle Linee annuali di gestione che saranno approvate dalla Giunta a breve «è stato previsto un obiettivo comune a tutti gli enti del servizio sanitario, consistente nell'adozione di una rivisitazione del Regolamento aziendale a proposito di criteri, strumenti e percorsi per assicurare al cittadino il diritto di garanzia». Celotti e Conficoni, comunque, non hanno desistito dal considerare «inaccettabile» quello che sta accadendo sulle liste d'attesa e sulla situazione dei rimborsi delle cure e visite private. «Dopo cinque anni dagli impresi presi hanno rincarato manca il benché minimo riconoscimento di un diritto garantito ai cittadini». Così che, «sempre più cittadini che se lo possono permettere sono costretti a rivolgersi al privato e una quota di cittadini che non ha disponibilità economica, pari all'8% circa, rinuncia a curarsi».

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