Siamo in buona compagnia, ma in questo caso il “mal comune non può essere considerato mezzo gaudio”.
I NUMERI
Scendendo più nel dettaglio il 74% delle apparecchiature per le risonanze magnetiche supera il limite anagrafico, i dispositivi radiografici tradizionali sono per l’81% oltre i dieci anni di anzianità, mentre tra quelli digitali il 48% andrebbe sostituito perchè oramai superato da altre apparecchiatura più efficaci. Restando sempre sul fronte dell’obsolescenza delle apparecchiature utilizzate i mammografi convenzionali mediamente hanno una vita lavorativa di 11 anni che fortunatamente scende a meno di 5 anni per i mammografi digitali. Per quanto riguarda i macchinari per le risonanze magnetiche nucleari, il periodo di adeguatezza tecnologica individuato come più idoneo è di 5 anni. I risultati per questa categoria non sono buoni: il 56% dei macchinari a minor precisione hanno superato di almeno 2 anni il periodo di adeguatezza. Lo stesso vale per il 49% dei macchinari di media precisione e per il 40% dei dispositivi per risonanze magnetiche ad alta precisione. Su questo fonte, pur non brillando, il Friuli Venezia Giulia ha una situazione migliore rispetto a gran parte delle altre regioni italiane. Numeri simili per la tomografia assiale computerizzata (Tac). Sebbene il periodo di adeguatezza stabilito sia di 7 anni, questa soglia è superata da almeno il 50% degli apparecchi meno sofisticati, è scende in regione al 15% per quelle più evolute. Anche per le Pet (incluse Pet/Tac e Pet/Rm) il periodo di vita adeguato individuato è di 7 anni. Il 55 per cento supera questa età.
L’ASPETTO POSITIVO
Premesso che c’è poco da essere positivi, resta il fatto che la “vecchiaia” dell’apparecchiatura non pregiudica quasi mai l’affidabilità delle analisi. Casomai una tecnologia all’avanguardia consentirebbe non solo una migliore capacità diagnostica, ma anche una maggiore velocità di refertazione, che potrebbe rivelarsi fondamentale Per cercare di affrontare uno dei problemi più annosi: le liste di attesa. In più una tecnologia obsoleta, soprattutto per alcune apparecchiature è limitante nel risultato clinico (non consente di “vedere” bene quello che c’è) ed a volte può persino essere rischiosa per i pazienti e per gli operatori sanitari. Senza contare che un macchinario più vecchio necessità di assistenza e manutenzione decisamente più assidua facendo quindi aumentare i costi di gestione.
IL RADIOLOGO
Fortunatamente, se da un lato la qualità delle immagini e quindi la migliore tecnologia consente senza dubbio una visione più ampia, è altrettanto vero che la capacità professionale del radiologo, le sue conoscenza e l’esperienza sono una garanzia che l’esame venga “letto” correttamente. C’è da aggiungere che il Friuli Venezia Giulia la qualità professionale dei radiologi è particolarmente elevata anche se effettivamente non ce ne sono molti e le scuole di specializzazione ne sfornano troppo pochi.
INVESTIMENTI
C’è da aggiungere che anche grazie al Pnrr il Friuli Venezia Giulia avrà la possibilità di investire diversi milioni di euro sul fronte dell’adeguamento delle apparecchiature mediche per la diagnostica. Non è tutto. In cinque anni l’assessorato su questo specifico settore ha già colmato diverse lacune con almeno un 150 milioni di euro propri destinati alle nuove tecnologie.