Spazi per la quarantena occupati dai migranti, così nascono i focolai familiari in Fvg

Mercoledì 26 Agosto 2020 di Redazione
Il centro per la quarantena dei migranti a Udine
PORDENONE E UDINE - I cittadini del Fvg positivi al Coronavirus sono 283, ma si tratta solamente della punta dell’iceberg. In tutta la regione, infatti, il vero problema rischia di diventare non tanto la loro posizione, quanto quella di tutte le persone sottoposte alla misura della quarantena dopo essere state a contatto con cittadini risultati positivi. Sono diverse centinaia, con un’elevata concentrazione soprattutto nelle province di Udine e Pordenone. E nelle ultime settimane il numero è cresciuto in modo esponenziale, anche in conseguenza della scoperta dei nuovi focolai. Un aumento dei casi che ha fatto riemergere un’emergenza quasi impossibile da risolvere: in tutta la regione mancano infatti gli spazi per una vera e propria quarantena organizzata, e quindi chi deve rimanere isolato è costretto a farlo a casa, con il rischio di contagiare i familiari. 
IL NODO
È la singola Azienda sanitaria, a valle dell’opera di monitoraggio, ad emettere il decreto che stabilisce l’obbligo di quarantena per 14 giorni per i cittadini venuti a contatto con pazienti positivi al Coronavirus. Solo in seguito alla scoperta del focolaio legato ai locali notturni di Lignano (già più di 30 positivi, soprattutto tra giovani e giovanissimi), il numero dei cittadini finiti in quarantena è lievitato. Ad essere “colpiti” sono stati i familiari dei ragazzi contagiati ma anche gli amici e i conoscenti. Il risultato? Un problema in più da gestire, sia per la Regione che per i vari Dipartimenti di prevenzione. Sì, perché se in un primo momento - specialmente tra marzo e aprile - la Regione aveva trovato delle strutture (Tricesimo, Pasian di Prato e Muggia) per far trascorrere ai cittadini coinvolti la quarantena in sicurezza, oggi praticamente tutti i centri sono occupati dai richiedenti asilo. Una necessità, quella di isolare i migranti provenienti dalla Rotta balcanica, che ha messo a dura prova le autorità. Sono stati creati nuovi centri per la quarantena, che però “esplodono” e sono al limite della capienza. 
I DETTAGLI
Così, le centinaia di persone sottoposte alla misura dei 14 giorni oggi sono costrette a trascorrere l’isolamento tra le mura domestiche. E dal momento che in molti casi si tratta di giovani, la convivenza con i familiari diventa inevitabile. La Regione, dal canto suo, ha diffuso da tempo il decalogo contenente le regole per un corretto isolamento: chi deve trascorrere la quarantena, ad esempio, non può avere contatti ravvicinati con i conviventi. Deve isolarsi davvero, cioè vivere preferibilmente in una stanza che non comunichi con le altre e mantenere distanze superiori anche al metro “canonico” con le persone che occupano la stessa abitazione. 
I RISCHI
Ma ci sono molti casi in cui le buone pratiche non sono facili da rispettare: abitazioni piccole, famiglie numerose, ecco come nascono poi i focolai domestici che si stanno moltiplicando in tutta la regione. Si tratta di un problema che verosimilmente non avrà una soluzione in tempi brevi, dal momento che l’emergenza immigrazione costringe le autorità a rintracciare strutture per i richiedenti asilo. Un impegno in più, quindi, per i Dipartimenti di prevenzione, costretti a rincorrere il contagio nelle famiglie. In un periodo già caratterizzato dal duro lavoro e dal personale sempre carente, il sistema continua dunque ad essere messo a dura prova. Per questo la Regione continua a richiamare le persone al rispetto delle norme di sicurezza anti-contagio. 
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