Coppia di pordenonesi nel terrore in Israele: rinchiusi nel rifugio a Gerusalemme

Simone Teso, mental coach di calcio: "Ci hanno fatto lasciare l’albergo di Gerusalemme dove alloggiavamo e ci stanno trasferendo in Giordania"

Lunedì 9 Ottobre 2023 di Loris Del Frate
Simone Teso, pordenonese bloccato in Israele

PORDENONE -  «Si vedevano bene nel cielo mentre correvamo a proteggerci nel rifugio che la nostra guida e la polizia ci indicavano. Quelle in aria erano le scie dei razzi che i miliziani di Hamas stavano lanciando su Tel Aviv. Prima si vedeva la scia e poco dopo si sentivano i boati delle esplosioni che colpivano la città». È il racconto del pordenonese Simone Teso, 49 anni, mental coach di squadre di calcio, che con la moglie Katia è partito lunedì scorso per un viaggio in Israele.

Era la prima volta che la coppia andava in quel Paese.

Turisti del Nordest: fuga in Giordania per un volo. Comitiva di 32 trevigiani e pordenonesi da Israele in bus: «L'unica via di scampo»


AL TELEFONO


È il primo pomeriggio di ieri, domenica. Simone e la moglie sono un pullman con tutta la compagna, una trentina di veneti partiti insieme da San Vendemmiano. Avrebbero dovuto rientrare oggi dal viaggio, ma ancora non sanno se il volo sarà confermato. Di sicuro c’è una sola certezza e la spiega lo stesso Simone al telefono. «Ci hanno fatto lasciare l’albergo di Gerusalemme dove alloggiavamo e ci stanno trasferendo in Giordania da dove prenderemo l’aereo per il ritorno. Tutti i voli in Israele sono stati bloccati, quindi siamo stati dirottati qui un giorno primo. Ci sono circa 250 turisti italiani nelle nostre stesse condizioni. Non sappiamo ancora in quale albergo saremo portati e soprattutto non ci hanno dato indicazioni sul rientro. Potrebbe essere lunedì (oggi per chi legge ndr.) ma non c’è alcune certezza». Una vacanza con il brivido, dunque. «Brivido e anche un po’ di paura - va avanti - ma devo anche dire - spiega il pordenonese - che la guida israeliana che ci accompagnava è stata bravissima, ci ha indicato subito cosa fare quando hanno iniziato a suonare le sirene e ci ha protetto nel ritorno in albergo. Anche l’agenzia (la veneta TemaViaggi ndr.) si è messa subito in contatto con noi e ha cercato di trovare il mezzo più rapido per tornare in Italia».


LA VACANZA 


C’è però da riavvolgere il nastro per capire come si è snodata la prima vacanza in Israele per Simone e Katia. «Volevamo fare una vacanza, ma anche arricchirci spiritualmente - spiega - ed è per questo che abbiamo scelto questa meta. È chiaro che quando parti per Israele lo fai sempre con una certa apprensione visto quello che a volte capita, ma mai ci saremmo aspettati una cosa del genere. I primi giorni sono andati benissimo. Atterrati all’aeroporto di Tel Aviv e trovato alloggio a Gerusalemme, abbiamo visitato la capitale, Nazareth, abbiamo raggiunto il mar Morto e siamo andati a Betlemme. Tutto è filato liscio fino a sabato mattina».


FUGA NEI RIFUGI


«L’appuntamento per la visita al muro del pianto era alle 6.30 di sabato mattina. Una volta usciti dall’albergo si vedevano tante auto della polizia che correvano a sirene spiegate e si percepiva che c’era qualche cosa che non andava. Nessuno, però, sapeva nulla di quanto stava accadendo. Abbiamo pensato a qualche allarme circoscritto. Nella spianata delle moschee c’era parecchia gente, gran parte turisti. Verso le 8.30 ha iniziato a suonare la prima sirena. Gli abitati di Gerusalemme li vedevi subito, perchè sapevano cosa fare, noi ci siano riuniti in gruppo e subito la nostra guida ci ha portato nel rifugio più vicino. Siamo entrati, era pieno di gente. In tanti cantavano, erano gli israeliani, la guida ci ha detto che erano canzoni di sostegno e per darsi la carica, altri ancora pregavano. Intanto si iniziavano a sentire in lontananza i boati. Mentre correvamo verso il rifugio si vedevano in aria le scie dei missili che si dirigevano verso Tel Aviv».


L’ALBERGO


«Siamo rimasti chiusi nel rifugio per oltre un’ora, poi siamo usciti e ci siamo diretti verso l’albergo. La città era in pieno fermento: polizia, militari che correvano. Abbiamo assistito anche ad alcuni tafferugli. Prima di arrivare in hotel - racconta ancora Simone Teso - è suonata ancora la sirena generale e siamo entrati in un altro rifugio. Stesse scene già viste in quello precedente. Una volta in albergo siamo rimasti chiusi in camera con il divieto di uscire per ragioni di sicurezza. Ieri mattina ci hanno comunicato che avremmo preso il pullman per raggiungere la Giordania da dove saremmo ripartiti per tornare in Italia».

Ultimo aggiornamento: 17:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci