PORDENONE - Raggiunto un compromesso con la mamma della Val Colvera che si era ribellata al provvedimento d’urgenza con cui il Tribunale la obbligava a mantenere il figlio disoccupato di 42 anni.
Non sarà "condannata" a versargli un assegno alimentare di 300 euro. Ma lo aiuterà con 280 euro mensili per i prossimi 15 mesi. Questo stabilisce il verbale conciliativo firmato ieri davanti al collegio presieduto dal giudice Gaetano Appierto. «È un aiuto - precisa l’avvocato Aurelia Barna, che assiste la mamma - riteniamo che sia un periodo di tempo sufficiente affinchè il figlio trovi una sistemazione e superi le difficoltà che sta vivendo».
La vede diversamente l’avvocato Marco Sparti, che tutela il figlio quarantaduenne: «Il tribunale - osserva - ha confermato la legittimità della nostra richiesta e il principio della solidarietà familiare, che può essere annoverato tra i principi cardine del nostro ordinamento».
La vicenda lo scorso marzo aveva fatto discutere. La mamma, una donna di 63 anni che per 40 ha lavorato nel settore spedizioni dell’Electrolux, in pensione dal 2010, ha una buona situazione economica ed era stata obbligata con un’ordinanza provvisoriamente esecutiva emessa a febbraio a pagare gli alimenti. Doveva versare ogni mese al figlio un assegno alimentare di 300 euro, a cui si erano aggiunti arretrati quantificati in 4 mila euro. Il figlio - senza lavoro e con problemi di salute - non è in grado di sostenersi. Il suo legale aveva evidenziato una situazione critica: «Non ha i soldi per mangiare e riceve i pacchi della Caritas». «Fino a quanto devo mantenerlo? - la replica della madre - Io ho sgobbato 40 anni per avere la pensione».
A marzo la madre ha firmato il primo assegno. Ha dovuto firmarne altri, fino a luglio, quando il Tribunale, stavolta in composizione collegiale, si è riunito per valutare il reclamo presentato dall’avvocato Barna per annullare l’ordinanza.
