La peste suina africana, innocua per l’uomo ma micidiale per i suini, ha riacceso la preoccupazione in Friuli Venezia Giulia dopo i nuovi focolai che sono stati individuati in provincia di Pavia. In mezzo, infatti, ora c’è solo il Veneto e il timore che la terribile malattia infetti anche qualche capo in regione si è fatto ancora più consistente.
GLI INTERROGATIVI
Detta così sembra che tutto sia stato previsto per il salto di quantità nell’abbattimento degli animali selvatici, ma nella pratica non è così. «Le norme per definire gli operatori ai “Controlli della fauna” sono cambiate – illustra infatti l’assessore – e allo stato attuale non sappiamo quale sia la formazione necessaria per avvalersi di tale titolo. In Friuli Venezia Giulia esiste un elenco di 150 persone che possono controllare la fauna per le finalità indicate dal commissario straordinario, ma ora non sappiamo se la formazione che hanno è sufficiente o se deve essere integrata. Non avendo i criteri formativi, non possiamo neppure sapere se quell’elenco può essere incrementato per raggiungere l’obiettivo dell’abbattimento dei 9mila capi». Un numero che, per altro, sembra difficilmente centrabile nel breve periodo per limiti oggettivi. Se già oggi i cacciatori si occupano di abbattere il 75% dei capi prelevati annualmente in Friuli Venezia Giulia, pare complesso che possano farsi carico di numeri quasi doppi. La stessa logica vale per gli operatori dei “Controlli della fauna”: pur ammettendo che il loro numero si ampli, è improbabile che nell’arco di poco si possa passare dal prelievo di qualche centinaio di capi a più di qualche migliaio. Azioni straordinarie, come per esempio le battute, non sono previste.
COSA SUCCEDE ADESSO
Tuttavia, «siamo in attesa che l’Ispra ci trasmetta le caratteristiche della nuova formazione che è necessaria per chi può controllare la fauna – prosegue Zannier – e di conseguenza faremo tutto ciò che è possibile per implementare il numero degli attuali abbattimenti». Del resto, in una regione che per categoria di rischio Psa è stata catalogata al sest’ultimo posto in Italia, sono state anche altre le azioni di deterrenza messe in atto già da qualche tempo. «Da due anni – riepiloga infatti Zannier – la Regione sta sostenendo gli allevatori di suini perché aumentino i livelli di protezione nei loro allevamenti, soprattutto con l’adozione di reti. Nel biennio sono stati messi a disposizione due milioni. Inoltre, già da tempo in sanità è stato elevato al massimo il livello di monitoraggio passivo: ogni animale morto rinvenuto è sottoposto ad analisi accurate».
Rispetto ad altre regioni, in Friuli Venezia Giulia gli allevamenti allo stato brado o semibrado sono limitati e questo potrebbe già di per sé rendere più difficile una contaminazione per via animale. «Pare, però, che neppure gli ultimi casi registrati a Pavia siano derivati da un contagio da animale selvatico, ma abbiano una derivazione antropica, siano cioè legati ad alimenti ingeriti dagli animali», precisa l’assessore Zannier. Da qui il pressante invito a tutti i cittadini perché siano soggetti attivi nel contrasto alla diffusione della Psa «Non gettate in luoghi non deputati resti di alimenti di origine suina, in particolare quelli provenienti dall’estero – esorta Zannier -. Gli alimenti prodotti in Fvg e in Italia, infatti, sono controllati lungo tutta la filiera, non è detto che lo stesso livello di sicurezza ci sia in quelli che arrivano da altri Paesi».
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