PORDENONE - Un colpo durissimo, considerati i tempi e i cambi di vedute che si sono susseguiti in pochi giorni. Dal Natale del ristoro (quello fatto di conti pagati dai clienti, non dallo Stato) si passerà probabilmente a un 25 dicembre fatto di ordini già effettuati da buttare nel cestino e di prenotazioni da cancellare all’ultimo minuto. E per il mondo della ristorazione sarà di nuovo notte fonda, come in corrispondenza di ogni recrudescenza della pandemia. I gestori dei locali pordenonesi attendono le decisioni del governo sulla zona rossa o arancione, ma il pessimismo è dilagante: si va verso un Natale di chiusure.
IL QUADRO
I ristoranti, in Friuli Venezia Giulia, hanno riaperto il 6 dicembre, quando la regione è tornata in zona gialla dopo il “purgatorio” dell’arancione. Lo hanno fatto mettendo nel mirino il Natale, raccogliendo le prenotazioni e iniziando a “piazzare” gli ordini ai fornitori. Ma adesso il quadro è cambiato, ed è alle porte un lockdown (duro o soft che sia) che toccherà in ogni caso il settore. Così il viaggio tra i ristoranti di Pordenone si trasforma nell’ennesimo racconto fatto di sfinimento, delusione, anticamera della disperazione. «Avevamo un buon numero di prenotazioni - spiegano dal ristorante Al Lido - e adesso ci sentiamo disarmati». Ristoranti pieni anche per Carlo Nappo, gestore sia della Catina di Pordenone che del Podere dell’angelo a Visinale di Pasiano: «È l’ennesima botta per tutti noi - attacca . C’è sempre più indecisione, ci sentiamo abbandonati a noi stessi. A questo punto conveniva lasciarci tutti in zona arancione e non illuderci di poter organizzare il Natale in sicurezza al ristorante. Preferivamo rimanere chiusi, ora rischiamo di dover buttare quanto ordinato». Alla Ferrata, altro locale molto noto del centro di Pordenone, si parla apertamente di «incubo». «Avevamo già in mano le prenotazioni, abbiamo sistemato nuovamente il locale. Adesso stiamo pensando di effettuare i resi del materiale ordinato. Non sarà una situazione facile». Alla Vecia osteria del Moro, locale incastonato tra i vicoli che si snodano da corso Vittorio Emanuele, i tavoli sarebbero stati tutti occupati. «Siamo al completo - spiegano i titolari - e adesso gli ordini finiscono al macero».
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