Legionella nei tubi del condominio: una donna finisce all'ospedale

Mercoledì 7 Agosto 2019 di Lara Zani
Un caso di legionella in città, donna in ospedale
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PORDENONE - Un caso di legionella in città, e in un palazzo del centro scatta l’ordinanza urgente di sanificazione dell’impianto idrico-sanitario. Il provvedimento è stato preso in seguito agli accertamenti svolti dall’Aas5 dopo la notifica di malattia infettiva riferita a una residente del condominio “Ariston” di piazzetta Nino Bixio. La donna colpita dal batterio è ricoverata all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone. E' sotto controllo e montorata. Le verifiche dell’Azienda sanitaria hanno rilevato un superamento dei valori di concentrazione del batterio della legionella di 100 ufc/L (unità formanti colonia per litro) stabiliti dall’accordo Stato-Regioni del 07 maggio 2015 “Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi” all’interno dei circuiti  dell’acqua calda e fredda di un appartamento del condominio. Di qui la richiesta di disinfezione dell’impianto idrico sanitario dell’intero condominio e di campionamento e analisi nei punti più significativi dello stesso impianto, da inviare poi all’Aas5. Nessun allarme, comunque: la situazione è in linea con quelle che sono le previsioni per la stagione estiva: «Ci sono stati alcuni casi di positività in pazienti ricoverati per infezioni respiratorie - spiega Massimo Crapis, direttore della struttura semplice di infettivologia dell’ospedale di Pordenone -: dall’inizio dell’estate tre o quattro casi, e dunque paragonabile al dato del 2018, che ha visto 18 casi nell’arco dell’intero anno». La maggior concentrazione dei casi di legionella nel periodo estivo è legata all’uso degli impianti di condizionamento, che rappresentano uno dei maggiori diffusori del contagio. Il batterio della legionella, infatti, si sviluppa nell’acqua, ma il contagio avviene per inalazione di piccole particelle, che entrando a contatto con i polmoni, scatenano l’infezione. Nessun rischio, invece, per chi beve l’acqua nella quale è presente il batterio. Gli impianti di condizionamento sono quindi, soprattutto in questo periodo, i principali indiziati per la diffusione del contagio.
COSA FARE
Di qui la prima delle precauzioni indicate dal medico, quella cioè di fare prevenzione attraverso una corretta manutenzione di tutti gli impianti, con la pulizia e la sostituzione dei filtri che trattengono le particelle. Agli interventi dei privati sugli impianti si affiancano i controlli degli enti preposti sul sistema idrico pubblico, e i conseguenti interventi in caso di necessità: in particolare, uno dei metodi più efficaci per depurare l’acqua è quello della clorazione, ossia la disinfezione attraverso l’immissione di cloro in quantità adeguate; in alternativa, si interviene portando l’acqua a temperature che rendano meno agevole la proliferazione del batterio. Ancora per quanto riguarda le precauzioni adottabili da parte degli utenti ultimi delle condotte idriche, Crapis raccomanda di non lasciare a lungo inutilizzati i rubinetti e, in quel caso, di far scorrere l’acqua per qualche minuto prima di impiegarla, soprattutto nel caso delle docce, che sono una fonte di possibile inalazione di particelle: «È una precauzione - spiega - che viene adottata anche nelle strutture pubbliche come gli ospedali». Interventi specifici, poi, scattano di fronte ai casi di contagio come quello avvenuto in questi giorni: «L’ospedale - spiega ancora Crapis - segnala i casi di positività al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria, che effettua poi una serie di accertamenti. In particolare, si tratta di verificare dove la persona contagiata ha trascorso i 15 giorni precedenti, che rappresentano il periodo di incubazione. Non è raro, infatti, soprattutto in questo periodo, che il contagio possa avvenire in strutture alberghiere. A quel punto si effettuano le verifiche e gli eventuali interventi».
Lara Zani
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