Invenzione friulana per usare in sicurezza gli scarti di amianto: l'idea di un'azienda e di un giovane chimico

Giovedì 14 Aprile 2022 di Sara Carnelos
Lastre di amianto da rimuovere

SEDEGLIANO - È un progetto che potrebbe a breve rivoluzionare il mondo delle bonifiche e delle costruzioni. Un sistema di riutilizzo di materiale contenente amianto che ha ottenuto l'approvazione della Regione: ora il brevetto dell'impianto è stato depositato al ministero dello Sviluppo Economico da Alberto Steolo, titolare della Friulana costruzioni con sede a Sedegliano e dal trentacinquenne pordenonese Marco Gerolin. La sperimentazione è arrivata alle battute finali e la ricerca sta per essere testata in un edificio a Codroipo su una superficie di 1.100 metri quadrati. Finora il materiale frutto di bonifiche ambientali finiva nelle discariche autorizzate, ma con inevitabili problemi e rischi: se la sperimentazione sul campo darà i suoi frutti i materiali in cemento e amianto, le classiche coperture a ondine in eternit, le tubature in amianto delle reti idriche, le grandi vasche per abbeverare gli animali potrebbero venir inseriti in questo impianto che li trasforma in materia prima, ad esempio come riempitivo per materiali a base di cemento o per l'industria delle ceramiche.

IL PROCESSO

«Il materiale finora -  spiega Gerolin - veniva spostato da un punto A, quello da bonificare, ad un punto B, la discarica: ma le particelle restavano nell'ambiente e si tratta di materiale pericoloso e cancerogeno.

Finalmente invece verrà davvero bonificato, ma anche riutilizzato». Il materiale arriva dal centro di stoccaggio dell'azienda, viene sconfezionato in un'area completamente isolata dall'esterno per prevenire contaminazioni. A seguito di un processo di comminuzione si ottiene un fluido pompabile che viene alimentato da un primo reattore che rimuove la componente cementizia del manufatto, in seguito in un secondo reattore ad alta temperatura viene rimossa parte della natura chimica delle fibra di amianto che, quindi, si degrada perdendo l'abito tipico delle fibre di amianto, sia dal punto di vista morfologico, che composizionale.

IL PERCORSO

L'idea è partita da Steolo che ha operato con un iniziale team di ricerca a cui si è successivamente aggiunto Marco Gerolin uscito dall'Università di Padova, indirizzo Scienze Chimiche, e un dottorato alla Scuola normale superiore di Parigi; venuto in contatto con la Friulana costruzioni, di cui ora ricopre l'incarico di responsabile della Ricerca e sviluppo, ha iniziato ad approfondire il problema. «Abbiamo elaborato un progetto - spiega Gerolin - che prevedeva da un lato la ricerca di base necessaria a sviluppare il processo, dall'altra la sperimentazione per evitare errori. Poi abbiamo realizzato un impianto che riproduce su grande scala ciò che di solito avviene in laboratorio. E questo è il primo tassello: se tutto funzionerà come previsto, e ne siamo convinti, si potranno realizzare grandi impianti per il riciclo di materiale pericoloso. Si è lavorato molto sull'automazione per evitare l'impiego di manodopera, visto il materiale da trattare». L'impianto realizzato ha lo scopo di verificare le soluzioni tecnologiche adottate, ed è grande un quinto del progetto finale. Dopo il definitivo via libera ministeriale saranno messi in campo nuovi investimenti per portare la ricerca a livello industriale, anche grazie alla sinergia con diverse istituzioni e con l'Università degli Studi di Trieste. 

Ultimo aggiornamento: 18:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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