Lombosciatalgia con fitte lancinanti: l'idraulico intascava stipendio e indennità ma lavorava di nascosto dai privati

Sabato 1 Luglio 2023
L'idraulico intascava stipendio e indennità ma lavorava di nascosto dai privati

PORDENONE - La lombosciatalgia gli provocava fitte lancinanti. Tra il 2017 e il 2018 aveva dovuto prolungare più volte la malattia, ma una volta pedinato da un investigatore privato, è emerso che l'idraulico nel pomeriggio andava a lavorare per conto proprio continuando a percepire stipendio e indennità di malattia da parte dell'Inail. Mario Piloni, 46 anni, di Pordenone, originario di Domodossola, ha affrontato un processo per truffa nei confronti dell'Inail e induzione di un pubblico ufficiale al falso.

Difeso dall'avvocato Alberto Fenos, è stato condannato dal giudice Francesca Vortali (pm Beatrice Toffolon) a 1 anno e 4 mesi di reclusione.


Secondo l'accusa, l'artigiano avrebbe simulato un infortunio e avrebbe indotto in errore due medici riuscendo a farsi rilasciare referti che ha utilizzato per giustificare le assenze. Tutto comincia nell'autunno 2017, quando va dalla guardia medica e spiega che sollevando un radiatore aveva avvertito i sintomi di una lombosciatalgia. Tra il 13 ottobre 2017 e il 13 settembre 2018 ha ottenuto 13 certificati di malattia. A insospettirsi era stata la ditta per la quale lavorava, in quanto la malattia era coincisa con alcuni giorni di ferie che gli erano stati negati.


Il datore gli aveva inviato una lettera di contestazione sostenendo che quel giorno non aveva sollevato radiatori. E fa di più: tra luglio e agosto 2018 ingaggia un investigatore privato e scopre che il dipendente va a installare caldaie, climatizzatori e a rifare bagni in abitazioni private. Scopre anche che nel maggio 2018 ha aperto una società con un collega. Lo 007 fa sapere al datore di lavoro che Piloni sposta secchi pieni di laterizi o usa il martello demolitore. A quel punto l'azienda interviene con una sanzione disciplinare e due settimane dopo l'idraulico si licenzia.


Una denuncia alla Guardia di finanza, coordinata dal sostituto procuratore Maria Grazia Zaina, ha ricostruito la vicenda ravvisando l'induzione in errore dei medici dell'Inail; la truffa ai danni dell'azienda per poco più di 10mila euro (indennità di malattia) e all'Inail per i 17.329 euro rimborsati al datore di lavoro. A Piloni era contestata l'aggravante dell'abuso di prestazione d'opera nei confronti dell'azienda e dal fatto che la truffa era nei confronti di un ente pubblico.

Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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